Page 56 - Le Riflesione su San Giuseppe
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a)     Eccoci tutti per Te, o Giuseppe, e Tu sii tutto per noi.
                 Scorgiamo, anzitutto, un richiamo all’eccomi di personaggi importanti nella Bibbia: Abramo, Isaia,
                 Maria… Un’espressione che esprime l’accettazione piena, la condivisione del piano divino nei propri
                 confronti, la collaborazione più intelligente e operativa.
                 San Giuseppe è modello di consacrazione e di missione, sintesi perfetta di contemplazione e azione;
                 nel nostro “eccoci” ritroviamo la forza del suo “eccomi” che insegna a santificare tutte le realtà terrene
                 (famiglia, lavoro, istituzioni). Per Giuseppe ogni azione è importante e diventa parte della storia della
                 salvezza.  Non  c’è  posto  per  le  “mezze  misure”:  la  totalità  di  questa  consacrazione,  offerta,
                 “oblatività”, ci permette di fare corpo unico con la santità di Giuseppe, godendo pienamente della sua
                 protezione, oltre che della sua esemplarità.

                        b)     Tu ci segni la via
                 Giuseppe è maestro perché indica la via da seguire. Il verbo, in italiano, richiama quello che fanno le
                 guide di montagna quando “segnano” i sentieri da cui passano, dando indicazione sul tipo di strada,
                 sulle difficoltà del percorso, sui posti di rifugio…il tutto perché il resto della cordata possa camminare
                 in sicurezza pur non conoscendo la strada.

                        c)     Ci sorreggi in ogni passo
                 Come  non  vedere in  questa  espressione l’atteggiamento  “paterno”  di  Giuseppe  nei  confronti  del
                 piccolo Gesù? È il compito di chi sorregge pur dando fiducia mentre si provano a mettere i primi
                 passi; vigilando perché il bimbo non abbia a inciampare; e se cade, il padre è pronto a rialzarlo.


                        d)     Ci conduci dove la Divina Provvidenza vuole che arriviamo.
                 Giuseppe è diventato l’esperto della Provvidenza. Lui che per primo ha brancolato nel buio, ne ha poi
                 imparato a riconoscere la voce, anzi i sussurri, le ispirazioni; e soprattutto ha imparato a fidarsi di lei,
                 a  rivedere le proprie  idee  e  progetti, a  innestare in  essa  il proprio  discernimento  (“mentre stava

                 pensando a queste cose…”), “arrendendosi” alla Volontà suprema di Dio.

                 e)     Sia lungo o breve il cammino
                 Giuseppe ci aiuta ad avere una concezione diversa del “tempo di percorrenza”, perché nella sua vita
                 c’è un continuo “ricalcolo del percorso”: Dio non è mai prevedibile e proprio quando ti sembra di
                 averlo afferrato è pronto a sorprenderti e a “guastarti i piani”.





                        f)     Piano o malagevole
                 L’esperienza di vita del Padre Fondatore era oramai tale da potergli consentire di guardare al cammino
                 spirituale  come  un  misto  di  situazioni  belle  e  altre  difficili,  strade  piane  e  sentieri  malagevoli.
                 D’altronde la stessa vita del Patrono da lui scelto, San Giuseppe, era stata un insieme di “dolori e
                 allegrezze”. Per questo il Marello guarda “al nostro buon Papà Giuseppe che è il patriarca della

                 gente imbrogliata e il Confortatore segreto nelle nostre dubbiezze - (Lui che fu tanto imbrogliato)”
                 (Lettera 86).


                        g)     Si veda o non si veda per vista umana la meta

                                                                                                         54
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