Page 61 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Oggi a distanza di ben più di cento anni questo insegnamento e questo invito a vivere così il nostro
                 sacerdozio è rivolto ad ogni  Oblato di s. Giuseppe, sacerdote o fratello.

                    2) Guida  nella vita  religiosa - il Santo Fondatore  sceglieva, dieci anni dopo (ordinato sacerdote
                 nel 1868 – fondatore nel 1878, a 34 anni), per sé e per i suoi figli, il modello di vita religiosa : “il
                 servizio di Dio nell’imitazione di san Giuseppe.”  Si esprimeva così: “Raccomandiamoci al glorioso

                 s. Giuseppe, guida e maestro di vita spirituale, modello inarrivabile di vita interiore”.
                    Ma se vogliamo, noi troviamo nelle sue espressioni   l’accenno chiarissimo alle virtù proprie dei
                 voti  religiosi.  Per  la  castità, nella  lettera  254  scrivendo  a  don  Cortona,  egli  invita  i  Fratelli  “a
                 imparare il linguaggio dei santi, a non perdere la purezza della vita, a non trascurare i fiori della
                 pietà e del buon costume”.  Castità come limpidezza di pensiero, di parole,  di purezza di  vita. Per
                 la povertà, egli richiama tante e tante volte la povertà di s. Giuseppe, anche nelle piccole cose, quelle
                 che noi diciamo di poca importanza. Persino nella sistemazione di una statua di s. Giuseppe, alla
                 sistemazione  di una cappellina. Di detti di s. Giuseppe Marello sulla povertà sono pieni i suoi scritti.
                 Per l’obbedienza, colpisce quella frase che ne dice la grandezza, e insieme  anche il timore e la
                 tristezza  che  venga  trascurata.  E’  il  timore  di  un  padre  che  vede  la  rovina    di  alcuni  figli:  “Ah
                 l’ubbidienza (non quella che vuol aprire qualche volta un occhio per vedere un pochettino il conto
                 suo, ma quella che dicesi cieca) quante grazie ci attira dal cielo … Addoloriamoci che non pochi
                 fratelli abbiano lasciato inaridire i germogli di questa virtù che S. Giuseppe voleva ben radicar nei
                 loro cuori; deploriamo la loro sorte e facciamola oggetto di meditazione per noi” (Lettera 263 in
                 l.cit., p. 646).


                    E raccomandava l’imitazione di s. Giuseppe nelle “virtù ordinarie e comuni” scrivendo: ”Egli
                 era tutto dedicato al lavoro ed alle occupazioni esteriori per sostentare la Sacra Famiglia, e quindi

                 poteva  pregare  pochetto  […]. Egli praticava le virtù  umili  e  nascoste,   sempre calmo, sereno  e
                 tranquillo  anche  in  mezzo  alle  cure  esterne;  perfettamente  conformità  ai  divini  voleri  […].
                 Impariamo anche noi da questo bel modello ad essere totalmente abbandonati ai divini voleri, certi
                 che Iddio permette tutte queste cose pel maggior bene dell’anima nostra” (Insegnamenti. Consigli
                 spirituali e  omelie, cit., p. 62).

                    3) Guida nell’attività apostolica

                    San Giuseppe Marello  vede il Custode del Redentore inserito profondamente e realisticamente
                 nel mistero e nella storia della Salvezza: “Egli fu il primo sulla terra a curare gli interessi di Gesù,
                 esso che ce lo custodì infante e lo protesse fanciullo e gli fu in luogo di padre nei primi trent’anni
                 della sua vita qui in terra”   (Lettera 83 in l.cit., p. 275).

                    La  Chiesa  per  opporsi  ai  suoi  nemici  (anticlericali,  liberali,  massoni  ecc.)  inizia  un  risveglio

                 all’insegna  della  figura  di  s.  Giuseppe  che  Pio  IX    dichiara  solennemente  Patrono  della  Chiesa
                 Universale. Ogni chiesa particolare ha un suo santo patrono, secondo le tradizioni. Ma la Chiesa nella
                 sua totalità e universalità ha un solo Patrono, s. Giuseppe.

                    San Giuseppe Marello, ancora molto giovane, a quattro  anni dalla sua I°  messa!, nel 1872 si
                 propone di fondare per i laici la Compagnia di s. Giuseppe, “promotrice degli interessi di Gesù”
                 (vedere l’abbozzo nella lettera 83 al canonico Giovanni Cerruti), allo scopo di avviare in diocesi un
                 apostolato  di  vita  e  di  testimonianza  cristiana.  Il  Signore  lo  chiamerà  a  iniziare  nel  nome  di  s.
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