Page 64 - Le Riflesione su San Giuseppe
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l'uomo si procurerà il cibo con fatica, mentre nel giardino dell'Eden era contemplato il lavoro, ma non
era associato a fatica e dolore.
Pertanto, il primo impatto col lavoro nel racconto del libro della Genesi è contraddittorio: il
lavoro segna la natura fondamentale dell’uomo, ma presto si fa castigo e maledizione.
Nella tradizione ebraica
Questa connotazione negativa del lavoro è stata trasformata nella tradizione giudaica in un
valore positivo. Una giusta dimensione del faticare dell’uomo viene ristabilita nella riflessione biblica
successiva. Il lavoro è apprezzato e considerato come una dimensione fondamentale dell'uomo voluta
da Dio in un corretto rapporto con Lui e con la creazione. Il lavoro non deve diventare un idolo o un
valore assoluto, ma rimanere sempre legato alla preghiera e subordinato al giorno del riposo, giorno
dedicato esclusivamente al culto di Dio.
Nella tradizione giudaica il lavoro è strettamente correlata con la Torah. Un pensiero del
saggio Gamaliele è molto significativo a questo proposito: "E’ bene che lo studio della Torah si
accompagni a qualche occupazione redditizia, perché l’attività spesa in entrambe allontana dal
peccato: mentre quando lo studio della Torah non è unito a un altro lavoro, finisce con il venir meno
e causa il peccato” (Cit. in Elena Bartolini, Il lavoro nella tradizione ebraica, in Il lavoro opera delle
nostre mani, 101).
Si può dire che la trasmissione del sapere pratico che consente il lavoro, si pone al livello
dell'obbligo di insegnare la Torah ai propri discendenti. Infatti, "se un uomo impara due paragrafi
della Torah al mattino e due la sera, e tutto il giorno si occupa del suo lavoro, ciò gli viene considerato
come se avesse eseguito la Torah tutta intera” (ibidem, 102 ). Si comprende allora l’obbligo per ogni
padre di insegnare un mestiere al proprio figlio. Venir meno a questo compito equivale a predisporlo
a diventare un ladro. "L’uomo è obbligato a insegnare a suo figlio un mestiere; chiunque non insegna
a suo figlio un mestiere, gli insegna a diventare un ladro" (Talmud).
Nonostante il peccato dei progenitori il disegno del Creatore, il senso delle Sue creature e, tra
queste, dell'uomo, chiamato ad essere coltivatore e custode del creato, rimangono inalterati. "Vivrai
del lavoro delle tue mani, sarai felice e godrai d'ogni bene", dice il Salmo 128.
San Giuseppe, il falegname
Nel Vangelo S. Giuseppe viene chiamato carpentiere. Quando i Nazaretani udirono Gesù
insegnare nella loro sinagoga, dissero di lui: "Non è Egli il figlio del falegname?" (Mt 13,55). Bello
per Gesù essere riconosciuto come il figlio del falegname, di un uomo semplice che si dà da fare nelle
cose della terra, ma che sa anche ascoltare e mettere in pratica le cose di Dio.
Il termine greco téktôn, che si traduce ordinariamente con “carpentiere”, corrisponde al
latino faber e indica un artigiano che lavora il legno o la pietra. Praticamente si può pensare al lavoro
del fabbricante di aratri e di strumenti per l’agricoltura, e inoltre a uno che tratta genericamente il
legno, il classico falegname, o ancora al carpentiere che provvede alle strutture in legno necessarie
alla costruzione.
Perciò, non c'è dubbio che san Giuseppe sia stato un operaio vero, un lavoratore, un uomo di
fatica. Si ritiene che sia stato falegname che lavorava tutti i giorni per tutta la vita. E con il lavoro
delle sue mani assicurò il sostentamento a Gesù Bambino e alla Vergine Maria, partecipando così
straordinariamente al disegno di salvezza.
Giuseppe maestro del Maestro.
"L’uomo è obbligato a insegnare a suo figlio un mestiere"(Talmud). Giuseppe insegnò il
mestiere a Gesù che cresceva in sapienza e grazia, fino all’inizio della sua attività pubblica (Lc 2,51-
52). In realtà, accanto a Giuseppe, Gesù non ha solo imparato il mestiere di suo padre; egli ha anche
condiviso e assimilato quella dimensione umana e concreta che caratterizza il mondo del lavoro, "Non
è costui il falegname?" (Mc 6,3), cioè "lo stato civile, la categoria sociale, la condizione economica,
l'esperienza professionale, l'ambiente familiare, l'educazione umana" (Paolo VI, Allocuzione del 19
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