Page 59 - Le Riflesione su San Giuseppe
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SAN GIUSEPPE E SAN GIUSEPPE MARELLO
                 -P. PAOLO RE OSJ (a cura di p. Guido miglietta, osj)



                    Il nostro Santo Fondatore non ci ha dato una guida che fosse estranea alla sua vita interiore, ma
                 quanto di più profondo aveva nel  cuore. Quando istruiva i primi fratelli sulle virtù proprie di s.
                 Giuseppe, egli non faceva altro che ritrarre se stesso e la sua vita spirituale.  Dava quello che lui era,
                 quello che lui viveva.

                    Ha ragione don Cortona, il primo discepolo del Fondatore, di scrivere :"Il raccoglimento di san
                 Giuseppe produceva nell’anima di mons. Marello una pace inalterabile e una tale tranquillità tale
                 che riduceva tutte le sue potenze alla calma più perfetta. Il grande Patriarca non fu mai né abbattuto,
                 né  nella  tristezza,  né  scoraggiato  nei  travagli,  né  troppo  trasportato  dalla  gioia”. Imitando  e
                 riproponendo così in sé la vita di s. Giuseppe, era facile per i primi Fratelli ammirare nel Fondatore
                 le medesime virtù che egli attribuiva a s. Giuseppe.

                    Le caratteristiche spirituali della nostra Famiglia Religiosa si possano riassumere nell’abbandono
                 alla Divina Provvidenza, imitando così s. Giuseppe che viveva nell’ascolto continuo della Parola di
                 Dio  e nella vita nascosta di intimità con Gesù. Queste virtù avevano in s. Giuseppe Marello una
                 propria specificità  e una accentuazione forte, perché erano vissute alla scuola di Maria e Giuseppe
                 nello stile delle virtù della Casa di Nazareth.  Sono virtù che anche noi dobbiamo vivere  alla scuola
                 di s. Giuseppe, Padre e Modello, se vogliamo essere fedeli alla nostra identità.

                    Per il nostro fondatore la devozione a San Giuseppe era più che una devozione: era uno stile di
                 vita, era una fisionomia spirituale totalizzante. Viveva questa devozione, questo rapporto intimo con
                 s. Giuseppe con un senso di totalità che desta grande meraviglia. Non la si trova in nessun altro santo,

                 neppure in santa Teresa d’Avila che viene considerata la più grande devota di s. Giuseppe. Lei “ama”
                 s. Giuseppe, ma non ne ripete la vita.




                    Pensiamo a una espressione di s. Giuseppe Marello  recisa e definitiva come questa : “Diremo
                 dunque al nostro Grande Patriarca: Eccoci tutti per Te e Tu sii tutto per noi” (Lettera 237 in: San
                 Giuseppe Marello, Epistolario, a c.d. S.Dalmaso, A.Santiago, G.Miglietta, Acqui Terme (AL) 2010,
                 p. 594). Non ci sono mezzi termini, non si fanno sconti, non si mettono mediazioni : tutti per Te e
                 tutto per noi.

                    Questa  impronta  giuseppina    si  è  sempre  conservata  ed  è  ben  radicata  nella  nostra
                 Congregazione,  Tocca  a  noi  difendere,  anzi  rendere  più  chiara  ed  efficace  nella  nostra  vita,
                 personale e comunitaria, e nella nostra presenza nella Chiesa questa “giuseppinità”  istituzionale.


                    Intimità  filiale.  Da  questa  caratteristica  totalizzante  del  rapporto  di  s.  Giuseppe  Marello  col
                 Custode del Redentore nasceva questo altro aspetto della sua devozione: l’intimità filiale con Lui e
                 la fiducia inconcussa che riponeva in tutti i momenti della sua vita e della Congregazione.  Pensiamo
                 a invocazioni come questa : “Tu, o Giuseppe, ci segna la via, ci sorreggi in ogni passo, ci conduci
                 dove la Divina Provvidenza vuole che arriviamo” (ivi).


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