Page 57 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Questa espressione manda in crisi la nostra abitudine ad “avere sempre le idee chiare”, a fare progetti
                 ben dettagliati, a sapere sempre dove vogliamo andare… Nel Vangelo, Giuseppe sogna quattro volte,
                 ma ogni volta l'angelo porta un annunzio parziale, ogni volta una profezia breve, troppo breve; eppure
                 per partire e ripartire, Giuseppe non pretende di avere tutto chiaro, di vedere l'orizzonte completo, ma
                 solo «tanta luce quanto basta al primo passo» (H. Newman), tanto coraggio quanto serve alla prima
                 notte, tanta forza quanta basta per cominciare.


                        h)     O in fretta o adagio
                 Qui si tratta di misurare i nostri tempi sull’orologio di Dio!
                 I “pellegrinaggi” di Giuseppe, con Maria incinta dapprima, e con Gesù Bambino dopo, sembrano non
                 avere mai dei tempi certi. Sono “fughe” ma che hanno la “lentezza” dei tempi di Dio.
                 Anche il Fondatore inizia a “sognare” la nascita della “Compagnia di San Giuseppe” già nel 1872
                 (data della prima lettera al Canonico Cerruti), ma deve attendere ancora 6 anni prima che Dio decida
                 di farla “venire alla luce”.


                        i)     Noi con Te siamo sicuri di andar sempre bene.
                 È l’apice della professione di fiducia in San Giuseppe: lui non tradisce mai le aspettative. È riuscito
                 a “custodire”, proteggere e guidare Gesù e Maria, saprà farlo anche con noi.
                 Il Padre  respirava l’entusiasmo  che  circolava  nella chiesa rispetto a San Giuseppe,  specialmente
                 grazie ai due Papi del suo tempo: Pio IX e Leone XIII.
                 Già Pio IX, l’8 dicembre 1870, con il Decreto Quemadmodum Deus, recuperando quanto l’istinto
                 della fede del popolo cristiano aveva da tempo colto e vissuto, proclamava solennemente il Patrocinio
                 di san Giuseppe sulla Chiesa Universale. Un po’ di anni dopo (1889), Leone XIII ne aveva esposte le
                 ragioni nell’Enciclica Quamquam pluries: «È dunque cosa conveniente e sommamente degna del
                 beato Giuseppe che, a quel modo che egli un tempo soleva tutelare santamente in ogni evento la
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                 famiglia di Nazaret, così ora copra e difenda col suo celeste patrocinio la Chiesa di Cristo» .
                 Papa Giovanni Paolo II, nella Redemptoris Custos, ricorda con particolare venerazione la preghiera
                 che Leone XIII aveva posto a conclusione della sua enciclica, nella quale si chiede a san Giuseppe
                 che continui la sua missione di protettore, allontanando da noi “questa peste di errori e di vizi”,
                 assistendoci “in questa lotta col potere delle tenebre”, difendendoci “dalle ostili insidie e da ogni
                 avversità”. “Ancora oggi – ci assicura il Santo Padre – abbiamo numerosi motivi per pregare nello
                 stesso modo […]. Ancora oggi abbiamo perduranti motivi per raccomandare a san Giuseppe ogni
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                 uomo” .

                        4.     CONCLUSIONE

                 A conferma e conclusione di quanto abbiamo finora scritto, ci piace ricordare le ultime parole del
                 Padre agli Oblati, contenute nell’ultima lettera scritta ai suoi figli in Santa Chiara, due mesi prima di
                 morire: è come se fosse il suo “testamento spirituale” a noi Oblati.
                 Si tratta della Lettera 321, scritta da Acqui a Don Cortona, il 4 Marzo 1895. Ancora una volta siamo

                 in presenza di una situazione molto difficile. Oltre ai gravi problemi che c’erano con la Piccola Casa
                 del Cottolengo di Torino, le sofferenze più grandi per i Fratelli di San Giuseppe erano dovute al clima



                 8  Citazione in Redemptoris Custos, n° 28.
                 9  Redemptoris Custos, n° 31.
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