Page 36 - Le Riflesione su San Giuseppe
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FEDE, OBBEDIENZA, LAVORO: VIRTÙ DI UN FIGLIO DI SAN GIUSEPPE
P. Alvaro De Oliveira, OSJ
Viviamo in una società amorfa e noncurante dei valori fondamentali dell’uomo, in un tempo di molta
confusione mentale. Questo fenomeno sociale ha un effetto devastante sul comportamento umano.
Molti filosofi affermano che siamo non in “un’epoca di cambiamenti, ma in un cambiamento de
epoca.” E noi facciamo parte di questa odierna cultura nichilistica. Non ci è possibile sradicarci da
questo mondo per andare ad abitare altrove. Le religioni, il mondo ecclesiastico, la vita consacrata,
e anche noi Oblati di San Giuseppe ci siamo dentro. Che cosa possiamo fare? “O lottare o morire”,
diceva S. Teresa: adagiarci e lentamente svanire nel nulla? oppure reagire per rigenerarci e rinnovare
la nostra comunità, provincia, congregazione? Il nostro santo Fondatore scelse come suo modello San
Giuseppe e lo indicò ai suoi Oblati, insegnando loro a imitarlo e a invocarlo: “Tu, ò Giuseppe,
mostraci il cammino, sostienici ad ogni passo, conducici laddove la divina Provvidenza vuole che
arriviamo.” Tra le tante e ricche qualità della vita di San Giuseppe, oggi vogliamo riflettere
brevemente su tre virtù: fede, obbedienza, lavoro.
01 – San Giuseppe è presentato, nel Nuovo Testamento, con pochi tratti essenziali. Nei Testi Sacri
non dice neanche una parola ma gliene sono riservate alcune molto profonde. È chiamato
dall'Evangelista Matteo, «uomo giusto» (Mt 1,19): “uomo di fede, timorato di Dio, responsabile,
onesto, sincero, degno, nobile.” Il concetto biblico di giustizia è determinato dal rapporto con Dio.
Nell'Antico e nel Nuovo Testamento si ritiene sono uomini giusti coloro che compiono la volontà
divina nel timore di Dio, nell'amore e nel rispetto del prossimo. “Il giusto vivrà per la sua fede” (Hab
2,4), dice il profeta Habacuc, dopo aver affermato che il malvagio morirà senza scampo. L’uomo di
fede aspetta da Dio aiuto e salvezza (Sal 34, 9-10), perché sa che il Signore è giusto e misericordioso
(Sal 4,2.4).
L'ideale del “giusto israelita” è presentato specialmente nei Salmi, in Giobbe e nel libro dei Proverbi.
Il popolo prescelto esercita la giustizia quando non trascura i doveri verso Dio (Is 58,2), e quando il
singolo individuo conduce una vita perfetta sotto ogni aspetto (Sal 4,2-5; Is 56,1-3). Accanto alla
fedeltà religiosa, all'onestà civile e alla lealtà in generale, l'israelita giusto é assiduo alla pratica della
fede, rispetta la Legge in tutti i suoi precetti, si mantiene retto nell'amministrazione della giustizia.
Nel Nuovo Testamento il termine indica la rettitudine etica e religiosa dell'uomo, nel senso di
disponibilità a fare propria la volontà di Dio. In Mt 21,32 e 2Pt 2,21 la via della giustizia è la vita
vissuta secondo i precetti di Dio, e giusto è perciò colui che osserva i comandamenti. L'aggettivo
"giusto" é riferito, naturalmemte, a Gesù, ma non a lui solo (Mt 13,17; 23,25.29; Lc 1,6; 2,25; 2Pt
2,7). Il significato pieno di questo termine diventa chiaro quando è unito ad altri aggettivi di ordine
etico-religioso "santo" (At 3,14), "timorato di Dio". E così fu San Giuseppe in tutta la sua vita.
L’ispirazione costante del suo agire fu la volontà di Dio in ogni circostanza. E le vicissitudini della
vita gli presentarono momenti particolarmente difficili (cambio di vocazione, accettazione della
paternità, lungo viaggio per il censimento, minaccia di morte del Bambino, fuga in Egitto, ritorno a
Nazaret, perdita del figlio, possibile malattia con la preoccupazione per il futuro di Maria e di Gesù,
e la morte). In tutto Giuseppe vide la volontà di Dio. Fu uomo fedele e giusto fino alla fine.
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