Page 41 - Le Riflesione su San Giuseppe

Tutte le volte che gli eventi narratici dai vangeli sembrano smentire quanto l’angelo in sogno aveva
comunicato al nostro falegname di Nazareth, soprattutto quel “non temere”, Dio interviene. Come
per la vita di Giuseppe, anche per la nostra si può parlare forse di un Dio nascosto, magari silenzioso,
ma certamente, non assente: bisogna essere in grado di intercettarlo. Impresa non facile ma non
impossibile, a patto che si guardi sempre più in profondità senza fermarsi alla superficie degli eventi.
E’ un Dio nascosto, ma non assente forse perché l’Onnipotente ama porsi, non imporsi. Anche questo
è un aspetto che avvicina quest’uomo mite a quanti lottano, nonostante le avversità della vita, per
conservare la fede e continuare a credere e a sperare.

Giuseppe si è lasciato condurre dal Signore. Il carpentiere di Nazareth ci indirizza verso una santità
anonima e non ostentata, non fatta di imprese eroiche ma che si esprime nel piccolo, nel quotidiano,
nell’usuale: “se il peccato è la banalità del male, la santità è la normalità del bene”. Più ci
avviciniamo a Nazareth, più Dio cresce nel mondo. La fede ha a che fare con l’esperienza quotidiana
di ogni persona e famiglia. A noi che constatiamo come la quotidianità sia logorante e che spesso
facciamo fatica a collegare fede e vita quotidiana, Giuseppe insegna che ogni realtà umana può
diventare segno della presenza di Dio. In ogni azione, in ogni momento può trasparire il riflesso di
una realtà più grande. Per questa ragione Giuseppe continua ad essere uno di noi.

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