Page 43 - Le Riflesione su San Giuseppe
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2. “Egli (Giuseppe) ebbe come sua sposa l’Immacolata Vergine Maria, dalla quale nacque per
la potenza dello Spirito Santo il Signore nostro Gesù Cristo, che presso gli uomini si degnò di
essere considerato figlio di Giuseppe, e gli fu soggetto”.
Così dice il Decreto “Quemadmodum Deus” dell’8 dicembre 1870 che, per volere di Pio IX, dichiara
San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica. E tutti i documenti del Magistero che parlano di San
Giuseppe, mettono in luce ciò che egli è stato per Maria sua sposa e soprattutto per il Figlio bambino
e adolescente. Tra i tanti ne citiamo pochi e parziali, ma utili per la riflessione sul rapporto paterno
del Santo col Figlio divino.
Lo stesso Decreto aggiunge, diremmo con commozione : “E Quegli, che tanti re e profeti bramarono
vedere, Giuseppe non solo Lo vide, ma con Lui ha dimorato e con paterno affetto L’ha abbracciato e
baciato; e per di più ha nutrito accuratissimamente Colui che il popolo fedele avrebbe mangiato come
pane disceso dal cielo, per conseguire la vita eterna”.
San Paolo VI in una delle sue Allocuzioni su San Giuseppe, quella del 19 marzo 1964, prende in
considerazione il fatto che “Giuseppe ha dato a Gesù lo stato civile, la categoria sociale, la condizione
economica, l’esperienza professionale, l’ambiente familiare, l’educazione umana”.
San Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica “Il Custode del Redentore” (15 agosto 1989)
specie al n. 8 si ferma sulla paternità di San Giuseppe : una paternità messianica, umana e autentica.
“Giuseppe è colui che Dio ha scelto per essere l’“ordinatore della nascita del Signore”, colui che ha
l’incarico di provvedere all’inserimento “ordinato” del Figlio di Dio nel mondo, nel rispetto delle
disposizioni divine e delle leggi umane. Tutta la vita “privata” o “nascosta” di Gesù è affidata alla
sua custodia”.
3. “O glorioso patriarca Giuseppe … Tu che dopo la Vergine benedetta primo stringesti al seno
il Redentore Gesù, sii il nostro esemplare nel nostro ministero che, come il tuo, è ministero di
relazione intima col Divin Verbo”.
E’ la preghiera fiduciosa del nostro Santo Fondatore nella lettera (37) a don Giuseppe Riccio in
occasione del 19 marzo 1869. Il rapporto di San Giuseppe col Bambino Gesù, rapporto di “relazione
intima”, diventa “esemplare” per il ministero sacerdotale, ma diremmo per la vita di ogni cristiano,
in un rapporto personale e intimo con Gesù.
Aggiungiamo il riferimento del Fondatore alla dichiarazione su San Giuseppe come Patrono della
Chiesa Cattolica. Nella lettera (64) ancora a don Giuseppe Riccio in data 17 marzo 1870 “antivigilia
del nostro S. Patrono”, scritta da Roma (siamo durante il Concilio Vaticano I), egli si sente coinvolto
in quei “momenti in cui la devozione al Capo della Sacra Famiglia sta per toccare il suo più alto
sviluppo mercé le petizioni fatte dalla Cristianità ai Padri del Vaticano Concilio”. Le petizioni per la
proclamazione di San Giuseppe a Patrono della Chiesa Universale erano di 38 Cardinali, 153 Vescovi
e 43 Superiori Generali. Questi “momenti” erano per il giovane sacerdote Giuseppe Marello
un’occasione speciale per la preghiera e la devozione a San Giuseppe “affinché cominciandolo ad
esaltare noi nel nostro cuore ci rendiamo degni di vederlo esaltato prossimamente da tutta la
Cristianità col titolo che gli si sta preparando di patrono della Chiesa Universale”. Per lui la spiritualità
giuseppina non può non essere che spiritualità ecclesiale.
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