Page 148 - Le Riflesione su San Giuseppe
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che sono a noi vicini col cuore e con le opere, siano essi giovani o adulti, uomini o donne, purché
animati dal desiderio di fare un cammino di fede assieme a noi, alla scuola di San Giuseppe Marello.
Questo messaggio ci parla di Dio e ci indica San Giuseppe come "pellegrino della fede,
fiduciosamente abbandonato, pur nell'oscurita di tanti eventi che circondano la nascita di Gesù,
all'arcano piano divino. La sua esistenza - continua il Papa - è segnata da profondo senso di
responsabilità, da alacre laboriosità e costante unità. Non sono forse tali virtù che devono
contraddistinguere anche voi Oblati di San Giuseppe? Non stanno esse alla base del vostro apostolato
tra i giovani?".
2 - Una spiritualità ecclesiale sotto lo sguardo di San Giuseppe
Questa, in sintesi, era la spiritualità che il Beato proponeva ai suoi figli spirituali e che viveva
lui stesso.
Era una spiritualità formatasi sulle ceneri delle sue esperienze giovanili, quando anche lui
aveva sognato di cambiare il mondo, affidandosi alle ideologie del tempo: il tempo di Garibaldi e di
Mazzini, il tempo del liberalismo cresciuto sulle idee della Rivoluzione Francese.
Ma poi aveva capito che senza la presenza di Dio in mezzo agli uomini, non si può costruire
nulla di buono, e da allora, ai suoi 19 anni di età, la sua vita assunse una accelerazione tutta nuova,
sostenuta da tanta volontà e basata sempre più sui grandi principi della fede e della carità cristiana.
Divenuto sacerdote, la sua visione dei problemi del mondo si fuse sempre più con le problematiche
della Chiesa: la Chiesa perseguitata dei tempi di Pio IX, ma anche la Chiesa difesa e sostenuta dalla
"Societa della gioventù cattolica italiana", che era stata fondata a Bologna da Mario Fani e Giovanni
Acquaderni nel 1867, e che acquisterà un carattere nazionale nel Congresso tenuto a Venezia nel
1874.
L'anno dopo la presa di Roma, 1871, fu quello del grande entusiasmo, quando i giovani
cattolici si strinsero per due volte attorno al Papa Pio IX per la ricorrenza del suo XXV di pontificato
in giugno, e poi, quando raggiunse gli anni e i giorni del pontificato dell'apostolo San Pietro, 23
agosto.
Don Marello sognava di smuovere anche il laicato cattolico nella città di Asti e, nel novembre
del 1872, presentava al direttore dell’Opera Pia Michelerio, con Giovanni Battista Cerruti, il suo
progetto d una “Compagnia di San Giuseppe, promotrice degli interessi di Gesù”. Egli aveva
assorbito un grande amore alla Chiesa e al Papa in occasione del Concilio Vaticano I, vivendo per
otto mesi a Roma a contatto con le grandi realtà ecclesiali. Si era esaltato alla definizione della
infallibilità pontificia e aveva compreso il posto che aveva San Giuseppe nel cuore della Chiesa,
quando il Papa accolse la supplica di molti fedeli e proclamò Giuseppe Patrono Universale della
Chiesa.
Su questi due pilastri - Chiesa e San Giuseppe - Don G. Marello costruì l'edificio della sua
spiritualità sacerdotale, scrivendo: "o glorioso Patriarca San Giuseppe, non ti scordar di noi che
andiamo trascinando queste misere carni sulla terra d'esilio. Tu che, dopo la Vergine benedetta,
primo stringesti al seno il Redentore Gesù, sii il nostro esemplare nel nostro ministero, che, come il
tuo, è ministero di relazione intima col Divin Verbo" (L.35).
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