Page 143 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Il Papa perseguitato divenne sempre più il Papa amato, il Papa difeso da un laicato cattolico che si
fece via via più ardimentoso in mezzo alla bufera degli attacchi liberal-massonici. Pio IX, rifiutando
la protezione dello Stato italiano, si affidò alle pubbliche oblazioni dei fedeli per mezzo dell'Obolo di
San Pietro, che, nato in Francia ad opera di Montalembert (1859), ebbe una veste ufficiale nel 1871
(15 agosto) con l'enciclica "Saepe, Venerabiles Fratres".
5 - Fu questo come un segnale, che portò i cattolici, e primi fra tutti i giovani, a stringersi sempre più
attorno al Papa e ad organizzarsi nelle Associazioni della Gioventù Cattolica, che nacquero in quegli
anni, col preciso intento di sostenere i diritti della Chiesa e di essere vicini al Papa in tutto e per tutto.
La prima "Società della Gioventù Cattolica Italiana" era nata a Bologna attorno a Mario Fani e
Giovanni Acquaderni, 1'11 febbraio 1867: era piuttosto uno sviluppo delle "Congregazioni Mariane"
che fiorivano nei collegi dei Gesuiti e che ora uscivano allo scoperto con i loro programmi di "puri e
forti", in cui la parola "puri" esprimeva la spiritualità giovanile mariana e "forti" dava impulso a
mettersi al servizio del Papa e della Chiesa.
Altre Associazioni nacquero a Firenze nel 1870, a Roma nel 1871 e a Torino il "Circolo Sebastiano
Valfré" nello stesso anno: questo ad opera di quel Vescovo Mons. Balma, di cui parla il chierico
Marello nelle sue prime lettere del 1864. (Mons. Balma era un Oblato di Maria Vergine espulso dalle
Missioni della Cocincina; diventerà poi Arcivescovo di Cagliari; intanto viveva a Torino presso la
Casa Madre della Congregazione che era stata fondata dal Venerabile Pio Lanteri).
6 - Nel 1871, i Vescovi del Piemonte radunati a Torino, ragionarono molto sugli ultimi avvenimenti
della Chiesa in Italia e sulle conseguenze pastorali che ne derivavano. Essi per di più si trovavano di
fronte i nuovi problemi sociali prodotti dalla prima industrializzazione, che, particolarmente a Torino,
si facevano sentire con urgenza. A Torino erano sorte "Società operaie", a sfondo anarchico-socialista,
sul modello di quelle che già prosperavano nella vicina Francia.
Tutto ciò non poteva lasciare tranquilli i Vescovi. Chi si dava da fare erano i Santi Piemontesi: Don
Bosco per la gioventù, Don Leonardo Murialdo per gli operai, Francesco Faà di Bruno per le
domestiche, ecc. Occorreva una parola autorevole dei Vescovi ed eccola nei verbali di quella
adunanza: "Se convenga prendere qualche grave determinazione contro le Società degli operai e tra
le altre cose eccitare la Santa Sede a proibirle; unanimi furono ( ... ) nel deplorare i grandi mali
provenienti dalle Società degli operai, ma tutti furono pure d'avviso che non fosse spediente il
procurarne dalla Santa Sede la proibizione, sia perché tale provocazione potrebbe avere l'aspetto di
consiglio dato alla Santa Sede sia anche perché una tale condanna, anzi che diminuire i mali nascenti
da dette Società, potrebbe per avventura accrescerli e che "perciò sia piuttosto il caso, che ciascun
Ordinario si adoperi nella propria Diocesi per quanto può e sa, al fine di farle cadere,
procurando istituzioni di Società operaie cattoliche, coltivando le Confraternite, per farne
ravvivare lo spirito per cui furono istituite, ed esortarle a introdurre nei loro regolamenti la
beneficenza ed il pubblico soccorso".
Aderendo a questo invito, cominciò a Torino, e poi in tutto il Piemonte, una gara per l'istituzione di
Associazioni cattoliche, sia sul modello di quelle giovanili che sul modello delle Società operaie. Le
une e le altre furono all'origine del risveglio del laicato cattolico e della azione sociale della Chiesa
nel secolo XIX.
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