Page 140 - Le Riflesione su San Giuseppe
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di Maria. Per questo era solito dire: Maria non la si ama mai abbastanza. Tutta la sua vita fu guidata
dalla Madonna: fin dai 12 anni, nel 1856, quando ai piedi della Madonna della Misericordia di Savona
invoca e sente la sua tenera mano di Madre. Devotissimo del rosario, lo recitava con amore. Diceva:
l’abbandono in Maria è certezza di un cammino sicuro, sotto una protezione poderosa.
* Gesù, Maria e Giuseppe hanno vissuto intensamente la comunione e la santità tra di loro.
FEDELTÀ ALLA CHIESA
Fanno parte della spiritualità marelliana anche l’amore al Papa e la fedeltà alla Chiesa. Per il
Papa sentiva un vero affetto, che esplodeva in espressioni e manifestazioni di profonda devozione.
La parola e la volontà del Papa erano per lui parola e volontà di Dio, accolte con amore e
responsabilità. Tutti i passi della sua spiritualità sono basati su San Giuseppe, che invocava così:
Indicaci tu il cammino, o Giuseppe; sostenta ogni nostro passo; portaci dove la Divina Provvidenza
vuole che andiamo.
* Imparò da San Giuseppe i principi della fedeltà, alla scuola di chi visse intensamente la sua fedeltà
a Gesù e a Maria.
Sono quindi più che mai opportune le parole di Gesù: Chiunque ode queste mie parole e le
pone in pratica può essere paragonato a un uomo saggio che costruì la sua casa sulla roccia. Cadde la
pioggia, soffiarono i venti, trasbordarono i torrenti e investirono la casa, ma essa non cadde perché le
sue fondamenta poggiavano sulla roccia (Mt 7,24-25). Poggiava sulla roccia, perché chi la costruì
ascoltò la parola e la mise in pratica. Due cose, dunque, sono necessarie: ascoltare la parola e metterla
in pratica. Chi fa le due cose, edifica la casa sulla roccia.
San Giuseppe Marello capì perfettamente che, una volta edificata la propria spiritualità sulla
roccia, tutte le difficoltà sarebbero superate. Ciò vale anche per noi: se non staremo uniti al Signore,
faremo soltanto rumore. Come i barattoli vuoti. Come un sacco vuoto, che non si regge in piedi. Una
vita senza spiritualità è una nave senza timone, in balía dei venti e delle onde del mare, pronte a farla
a pezzi contro il primo scoglio che si presenterà nella vita.
Il nostro compito di cristiani, consacrati o no, è serio e di molta responsabilità: la gente conta
molto su di noi, come se fossimo delle colonne; dobbiamo essere di esempio, in tutto e sempre. Se
parliamo di orazione, dovremo essere i primi a pregare; quando parleremo dell’Eucaristia, avremo il
dovere di essere i primi a viverla e valorizzarla. Gli altri ci guardano...
Riassumendo: la spiritualità che il Marello ci presenta è giuseppina, mariana ed eucaristica,
ispirata a San Giuseppe e noi laici e religiosi dobbiamo seguirla e propagarla nei suoi elementi
costitutivi: valore della preghiera, carità dell’affetto, amore alla parola, carità nelle opere,
valorizzazione delle piccole cose, donazione di noi stessi, valorizzazione della parola di Dio, servizio,
fede, amore all’Eucaristia, donarsi senza misura, amore a Dio e al prossimo, devozione a Maria Ss.ma
e a San Giuseppe, fedeltà alla Chiesa, pratica del vangelo. Vivere intensamente la proposta del
fondatore, sforzandoci di essere certosini in casa e apostoli fuori di casa.
QUALCHE SUGGERIMENTO PRATICO
Non è possibile coltivare la Spiritualità Giuseppina senza conoscere la Teologia Giuseppina.
Di conseguenza, la Congregazione, attraverso le sue Province, può portare avanti un progetto
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