Page 136 - Le Riflesione su San Giuseppe
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San Giuseppe Marello fece così: visse intensamente, sperimentò e distribuì attorno a sé quest’acqua
viva che gorga dalla presenza di Dio.
Voglio raccontarvi una storia. C’era una volta il paese dei pozzi: qualunque viaggiatore che
arrivasse là, avrebbe visto soltanto pozzi: grandi, piccoli, belli, brutti, ricchi o poveri... Attorno ai
pozzi, la vegetazione era scabra e risecchita. Le bocche dei pozzi, con quel loro buco nero, davano
un’impressione penosa di vuoto, di vertigine, di angoscia. Per questo, ognuno cercava di riempirle
come che gli capitava a tiro: cose, rumori, oggetti e perfino libri e documenti. C’erano pozzi con una
bocca così larga, che vi si poteva buttare dentro moltissime cose: tutte quelle cose passate di moda,
che i pozzi mutavano in altre differenti. Chi più ne aveva, più era rispettato e ammirato... Ma il fondo
del pozzo non si saziava mai di quel che riceveva: la sua bocca era sempre assetata e risecchita. Beh,
nella maggioranza dei pozzi gli oggetti buttati dentro e accumulati lasciavano spazio a fessure, le
quali, a loro volta, permettevano di scorgere cose misteriose. Sembrava che ci fossero dita che
frusciavano l’una con l’altra... Qualcuno cominciò a guardare meglio là, verso il fondo del pozzo e
cominciò a sentire un rumore di acqua là in fondo. Provò una pace profonda, che veniva da laggiù,
che rinfrescava e saziava la sete di acqua. Fu allora che il pozzo comprese quale fosse veramente la
sua ragione di essere: ora si sentiva se stesso.
Da allora le sorprese aumentarono: fu provato che per quanta acqua si cavasse dal pozzo, il
pozzo non si vuotava, ma al contrario si faceva più fresco e si rinnovava. Approfondendo ancor più
l’esperienza, si scoprì erano tutti uniti in vista di quella che era la loro vera ragione di essere: dare
ACQUA. Cominciò così una comunicazione profonda tra loro. le loro pareti non furono più confini
inviolabili, ma vie di comunicazione. Ogni pozzo aveva un’acqua con sapore speciale e qualità
differenti: aveva caratteristiche proprie.
Ma la scoperta maggiore venne dopo, quando capirono che l’acqua che dava loro la vita non
nasceva lì, in ciascun pozzo, ma per tutti veniva da uno stesso luogo: lo cercarono e ... scoprirono la
SORGENTE. Rimaneva lontano da lì, tra le montagne che dominavano il paese dei pozzi. Troppo
occupati ad abbellire la loro bocca, la maggioranza dei pozzi si limitava a guardare raramente verso
la montagna. Essa stava là, ma anche qui, nella profondità del pozzo, perché era la sua sorgente che,
arrivando fino a loro, li faceva diventare pozzi.
Dal momento che scoprirono la loro ragione d’essere, i pozzi cominciarono a sforzarsi di
aumentare la propria cavità interna e la propria profondità, in modo che la SORGENTE giungesse
sempre più abbondante. E l’acqua che cominciarono ad attingere era così buona e fertile, che la terra
attorno divenne tutta un giardino. Nel frattempo però, là fuori, in superficie, gli uomini continuano
ad allargare la bocca del pozzo, cercando di farci entrare sempre più cose... Vivere la spiritualità è
vivere in profondità, avendo raggiunto la propria sorgente: il segreto è vivere l’essenziale in ogni
momento, la profondità interiore.
In questo senso, parlando di un paese dei pozzi, possiamo dire che abbiamo anche un paese di
santi. E tra i pozzi (o santi), possiamo dire di averne due molto vicini a noi, SAN GIUSEPPE e SAN
GIUSEPPE MARELLO: due pozzi di benedizioni, da cui noi Oblati lungo gli anni abbiamo attinto
abbondantemente: insegnamenti, spiritualità, pedagogia, comunione... E ancora ne riceveranno, per
fare rifiorire la nostra vita.
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