Page 133 - Le Riflesione su San Giuseppe
P. 133

Appendice: Redemptoris Custos n.8



                 San Giuseppe è stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù mediante
                 l'esercizio della sua paternità: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande
                 mistero della Redenzione ed è veramente «ministro della salvezza» (cfr. S. Ioannis Chrysostomi, «In
                 Matth. Hom.», V, 3: PG 57, 57s). La sua paternità si è espressa concretamente «nell'aver fatto della
                 sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell'incarnazione e alla missione redentrice che vi è
                 congiunta; nell'aver usato dell'autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale
                 dono di sè, della sua vita, del suo  lavoro; nell'aver convertito la  sua umana vocazione all'amore
                 domestico  nella sovrumana  oblazione  di  sè, del  suo  cuore e  di ogni  capacità  nell'amore  posto  a
                 servizio del Messia germinato nella sua casa» («Insegnamenti di Paolo VI», IV [1966] 110).


                 La liturgia, ricordando che sono stati affidati «alla premurosa custodia di san Giuseppe gli inizi della
                 nostra  redenzione»  («Missale  Romanum»,  Collecta  «in  Sollemnitate  S.  Ioseph  Sponsi  B.V.M»)
                 precisa anche che «Dio lo ha messo a capo della sua famiglia, come servo fedele e prudente, affinché
                 custodisse come padre il suo Figlio unigenito» («Missale Romanum», Praefatio «in Sollemnitate S.
                 Ioseph Sponsi B.V.M.»). Leone XIII sottolinea la sublimità di questa missione: «Egli tra tutti si
                 impone nella sua augusta dignità, perché per divina disposizione fu custode e, nell'opinione degli
                 uomini, padre del Figlio di Dio. Donde conseguiva che il Verbo di Dio fosse sottomesso a Giuseppe,
                 gli  obbedisse  e  gli  prestasse  quell'onore  e  quella  riverenza  che  i  figli  debbono  al  loro  padre»
                 («Quamquam Pluries», die 15 aug. 1889: «Leonis XIII P. M. Acta», IX [1890] 178).

                 Poiché non è concepibile che a un compito così sublime non corrispondano le qualità richieste per
                 svolgerlo adeguatamente, bisogna riconoscere che Giuseppe ebbe verso Gesù «per speciale dono del
                 Cielo, tutto quell'amore naturale, tutta quell'affettuosa sollecitudine che il cuore di un padre possa
                 conoscere»  (Pii  XII,  «Nuntius  radiophonicus  ad  alumnos  transmissus  in  Scholis  Catholicis
                 Foederatarum Americae Civitatum discentes», die 19 febr. 1958: AAS 50 [1958] 174).

                 Con  la  potestà  paterna  su  Gesù,  Dio  ha  anche  partecipato  a  Giuseppe  l'amore corrispondente,
                 quell'amore che ha la sua sorgente nel Padre, «dal quale prende nome ogni paternità nei cieli e sulla
                 terra» (Ef 3,15).

                 Nei Vangeli è presentato chiaramente il compito paterno di Giuseppe verso Gesù. Difatti, la salvezza,
                 che passa attraverso l'umanità di Gesù, si realizza nei gesti che rientrano nella quotidianità della vita
                 familiare,  rispettando  quella  «condiscendenza»  inerente  all'economia  dell'Incarnazione.  Gli
                 evangelisti sono molto attenti a mostrare come nella vita di Gesù nulla sia stato lasciato al caso, ma
                 tutto  si  sia  svolto  secondo  un  piano  divinamente  prestabilito.  La  formula  spesso  ripetuta:  «Così
                 avvenne, affinché si adempissero...» e il riferimento dell'avvenimento descritto a un testo dell'antico
                 testamento tendono a sottolineare l'unità e la continuità del progetto, che raggiunge in Cristo il suo
                 compimento.


                 Con l'Incarnazione le «promesse» e le «figure» dell'antico testamento divengono «realtà»: luoghi,
                 persone, avvenimenti e riti si intrecciano secondo precisi ordini divini, trasmessi mediante il ministero
                 angelico e recepiti da creature particolarmente sensibili alla voce di Dio. Maria è l'umile serva del

                                                                                                        131
   128   129   130   131   132   133   134   135   136   137   138