Page 137 - Le Riflesione su San Giuseppe
P. 137
Nel 1878, GIUSEPPE MARELLO fondò gli Oblati di San Giuseppe, con la finalità di imitarne
le virtù, propagarne la devozione e seguirne lo spirito, in modo da prestare un’umile collaborazione
alla Chiesa. Quando la Divina Provvidenza dispose che la congregazione passasse da laicale a
clericale, le proposte iniziali del Fondatore si allargarono e poterono essere sparse in vari paesi e
continenti.
Con la fondazione di una famiglia religiosa, l’obiettivo era di servire Gesù nell’imitazione di
San Giuseppe, e da qui nacque la sua eroica dedizione ai giovani e ai poveri. Fedele discepolo di San
Giuseppe, modello della sua vita interiore, il Marello rendeva evidenti i frutti del suo sforzo nella
serenità del suo spirito e nella piena conformità alla volontà di Dio, anche nelle più gravi difficoltà:
tanto nel mantenere unita la diocesi, come nel difendere la sopravvivenza degli Oblati, fu sempre
perseverante e sicuro dei suoi obiettivi.
Il Signore ci invita, uno per uno, ma non ci obbliga: Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno
ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò nella sua casa (Ap 3,20). Se tu apri la porta del tuo
cuore, io entrerò e i miei insegnamenti produrranno frutti abbondanti. San Giuseppe Marello
comprese l’invito del Padre ad aprirGli la porta del cuore: quando l’aprì, il Signore poté fare grandi
cose nella sua vita e nella vita dei suoi.
Il cuore è la porta che tutti dobbiamo aprire, ma il cuore ha una porta che si apre soltanto
dall’interno e può aprirla soltanto il suo proprietario. Questa porta si chiama spiritualità.
La Chiesa torna a sentire urgente il bisogno di una nuova spiritualità per la spinta di due fronti:
quella di chi non crede e quella dei non praticanti. Una nuova spiritualità deve avere come obiettivo
la realizzazione di una Chiesa che si trasforma per evangelizzare ed evangelizza per trasformarsi, con
la finalità di una conversione interiore.
La spiritualità è più che una preghiera, è vivere giornalmente alla presenza di Dio tutte le
situazioni della nostra vita e non appena un momento. Ma non possiamo dimenticare che è la
preghiera che alimenta la spiritualità. Diceva il Marello: Preghiamo! Al giorno d’oggi la preghiera è
diventata il più grande e potente apostolato. Per questo, egli raccomandò sempre il massimo impegno
nel raccoglimento e nella preghiera. Volle che le case degli Oblati fossero ambienti raccolti, familiari,
sereni e accoglienti, dove fosse possibile vivere l’esperienza dei Certosini, ossia di cristiani di vita
contemplativa.
Possiamo esprimere la nostra preghiera e vivere la nostra spiritualità in varie maniere:
preghiera del mattino e della sera; pregare con la parola di Dio; rosario, liturgia delle ore;preghiere
comunitarie e personali, spontanee o preparate; pregare per lodare, ringraziare, chiedere aiuto e
implorare perdono; pregare con i Salmi; pregare con la musica e i gesti; pregare in sintonia con la
Chiesa o con la Congregazione; pregare in silenzio, e così via...
Ma il centro di tutta la preghiera è l’Eucaristia, fonte di vita cristiana, cuore della comunità,
luogo dove l’amore di Cristo per il Padre si fa concreto, apice di tutta la vita cristiana. Eucaristia,
perché rendimento di grazie a Dio. Gesù disse: Io sono il pane vivo disceso dal cielo: chi mangia
questo pane vivrà per sempre... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, rimane
in me e io in lui... (Gv 6,51ss)
135