Page 138 - Le Riflesione su San Giuseppe
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L’Eucaristia è il cuore e la vita della Chiesa, perché in essa Cristo associa la Chiesa e tutti i
suoi membri al suo sacrificio di lode e di ringraziamento, offerto una volta per sempre al Padre sulla
croce. Da questo sacrificio sgorgano le grazie per la salvezza del suo Corpo, che è la Chiesa.
L’Eucaristia è memoriale della Pasqua di Cristo, ossia dell’opera di salvezza realizzata da Cristo con
la sua vita e con la sua passione, morte e risurrezione.
Il nostro santo Fondatore più di altri seppe dar valore all’Eucaristia. Pertanto, ci avvicina a
una spiritualità che deve essere presente nella vita di ogni Oblato. Ci ha lasciato una lezione di vita,
dicevano di lui quelli che l’avevano conosciuto. Bastava vederlo, sentirlo, incontrarlo... per capire
che era un santo e penetrare la ricchezza della sua spiritualità.
I cristiani sono come un vaso di argilla nelle mani di Dio, e che la Chiesa è la casa di Dio e la
costruzione del corpo di Cristo. Un vaso non può essere plasmato, se l’argilla è secca: in queste
condizioni l’argilla si rompe. per questo, durante tutto il tempo della modellatura, l’argilla dev’essere
costantemente bagnata. Anche a noi, spiritualmente, succede lo stesso: per non seccare, abbiamo
bisogno di frequenti irrigazioni di grazia. Come abbiamo già detto, Cristo è la sorgente di quest’acqua
che scaturisce per saziare la nostra sete e renderci malleabili all’azione di Dio. Quando ci capiterà di
sentire che il nostro cuore si è indurito, dobbiamo correre immediatamente all’acqua viva: solo così
eviteremo di indurire e di spezzarci. L’essenziale è rimanere nelle mani del vasaio. Dio desidera che
restiamo docili nelle sue mani.
Il nostro Fondatore visse profondamente l’esperienza dell’affidamento perfetto alle mani del
Vasaio e del ricorso costante alla grazia per mantenersi spiritualmente vivo e resistente. Vivere la sua
spiritualità vuol dire sottomettersi all’azione plasmatrice della grazia, perché il Vasaio faccia di noi
quello che vuole.
Esamineremo la spiritualità marelliana per vedere se noi, laici e religiosi, stiamo vivendo
intensamente questa spiritualità vissuta e proposta dal Fondatore. San Giuseppe fu il suo principale
ispiratore, come egli stesso ebbe a dire: Prendiamo tutti le nostre ispirazioni dal nostro modello San
Giuseppe, che fu il primo sulla terra a occuparsi degli interessi di Gesù. Per questo, la chiamiamo
giustamente spiritualità “giuseppino-marelliana”.
Il Marello si impegnava a vivere, e a far vivere, la presenza di Dio, l’amore a Cristo, la fedeltà
alla Chiesa, le meraviglie dei sacramenti, il valore della preghiera, la fiducia in Maria, la devozione
a San Giuseppe, l’amore per i piccoli e i poveri. È il famoso concetto della SANTITÀ
ATTRAVERSO LE PICCOLE COSE FATTE PER AMORE A DIO. Sono pensieri e insegnamenti
che indicano la profondità di una vita interiore intrisa di fede e capace di dare frutti di alta spiritualità.
Tutto viene compendiato nel motto-programma della sua vita e della sua congregazione: CERTOSINI
IN CASA E APOSTOLI FUORI DI CASA. Ma esaminiamo meglio altri tratti caratteristici.
I VALORI E LA PRESENZA DI DIO
Nella spiritualità marelliana non esistono vuoti. Il Marello è un convinto assertore dei valori
di fede. Pur essendo uomo di vasta cultura, non sbandiera il suo sapere. Così, la sua spiritualità è un
modo di vivere, è gioia interiore, è porsi sotto la protezione della Provvidenza. Questa attitudine di
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