Page 135 - Le Riflesione su San Giuseppe
P. 135

DIMENSIONE SPIRITUALE  DELLA FAMIGLIA GIUSEPPINO-MARELLIANA                      27

                 (Josè Ferriera Leite - Brasile)




                 Comincio affermando che 3 cose sono necessarie per essere un cristiano autentico:

                 Studio (io con me stesso)

                 Preghiera (io con Dio)

                 Azione (io con il prossimo).

                        Ogni cristiano ha bisogno di studiare e sapere la realtà della chiesa, della congregazione, dei
                 nostri  documenti,  della  parola  di  Dio...  È  necessario  essere  attualizzati  e  informati...  Abbiamo
                 necessità di una profonda comunione con Dio, che ci porti a non tralasciare le preghiere comunitarie,
                 liturgiche e private... Come pure abbiamo necessità di impegnarci nelle diverse pastorali e servizi:
                 l’uomo  si  realizza  soltanto  quando  si  mette  a  servizio  degli  altri...    L’ideale  è  aver  coscienza
                 dell’importanza di un equilibrio nella nostra vita, dato da lavoro-studio- preghiera.

                        L’uomo ha bisogno di Dio, ha bisogno della preghiera per mettersi in contatto con Lui e
                 parlare con Lui. Ma diamo poco spazio a Dio. Sembra che riviviamo la storia del Natale: non c’è
                 posto per Lui, dove l’uomo moderno possa incontrarLo; è tutto occupato, non c’è un attimo di silenzio
                 che faccia sentire la parola nascere nel cuore dell’uomo. In forza di questo, cresce l’egoismo, cresce
                 la violenza; la famiglia si perde, la scuola non ha più religione, l’insegnamento non ha più spiritualità,
                 l’uomo  cammino  senza  direzione  e  senza    orientamento.    È  necessario  fermarsi.  L’uomo  deve
                 ritrovare se stesso e mettersi in cerca degli obiettivi del suo  cuore, osare, andare in cerca come fece
                 ZACCHEO: l’uomo alla ricerca di Dio.
                        Zaccheo cercava Dio, al punto di dimenticare se stesso. Cercava, perché non era soddisfatto
                 né di sé, né del suo mondo. Voleva vedere Gesù, perché ne aveva sentito parlare. Non lo conosceva
                 ancora,  ma  stava  per  sorgere  l’occasione  propizia.    Le  opportunità  sono  l’acqua  del  fiume,
                 irreversibili: se non si approfittano quando le abbiamo lì,  non torneranno mai più. Zaccheo lo sapeva,
                 ma c’erano tanti ostacoli tra lui e Gesù.  per parte sua, Zaccheo fece quanto stava in lui: non diede
                 nessuna importanza al fatto di rendersi ridicolo, salendo su una pianta. Voleva vedere Gesù e vinse
                 ogni rispetto umano. La cosa più bella del racconto evangelico sta nel fatto che, mentre Zaccheo
                 voleva conoscere Gesù, Gesù già da tempo si preoccupava di Zaccheo, e lo conosceva per nome.
                 Oggi, Zaccheo siamo noi:  abbiamo un grande vuoto dentro, che ci fa cercare qualcosa di veramente
                 profondo e vero.

                        Salmo 41: Come la cerva anela alle sorgenti d’acqua, così l’anima mia anela a te, o mio Dio.
                 La mia anima ha sete di Dio, del Dio vivente...  Tutti abbiamo dentro questo vuoto, che solo Dio può
                 riempire veramente. Dice l’Apocalisse: Chi ha sete, venga e riceverà gratuitamente l’acqua della vita.




                 27
                   La conferenza presentata nel 2° Congresso Internazionale dei Laici Giuseppini-marellinai in Barletta , settembre
                 2005.
                                                                                                        133
   130   131   132   133   134   135   136   137   138   139   140