Page 151 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Per chi non poteva frequentare regolarmente le Adorazioni in chiesa, egli aveva istituito la
Associazione delle perpetue adoratrici in casa, distribuendo loro le ore, in modo che tutte le 24 ore
del giorno fossero coperte dalle adorazioni in casa. Erano gli sviluppi spirituali della Compagnia di
San Giuseppe, a cui aveva pensato nel 1872 e che avranno conseguenze ancora dopo la sua morte.
Fra le donne della prima ora, possiamo ricordare la maestra Annunziata Ratti, che fu per lungo
tempo direttrice dell'Asilo Arri in Asti e una delle più zelanti collaboratrici nella parrocchia della
cattedrale.
Più tardi abbiamo le sorelle Graglia, di cui abbiamo accennato. Esse continuarono la loro vita
devota anche dopo la morte del Santo, e mentre Greca divenne Madre Superiora del monastero di
Pisa col nome di Madre Giovanna Maria, le sorelle Jole e Bice si fecero promotrici di opere
apostoliche nella città di Asti sotto la guida del can. Giuseppe Gamba, anch'egli figlio spirituale del
Marello e per lungo tempo curato nella cattedrale, prima di essere nominato vescovo e cardinale.
E si potrebbe continuare con la signora Giovanna Mensi-Frova, che, per la grande stima che
aveva del Marello, gli lasciò la sua cascina e le terre adiacenti nel territorio di Casabianca d'Asti.
ritirandosi a vivere, nella casa di Santa Chiara di Canta Chiara.
Della Signora Angela Bosco Mons. Marello scriveva da Acqui nel 1892: “Abbiamo perduto
una generosa benefattrice della Congregazione e non possiamo più dimostrare a quella santa donna
la nostra riconoscenza per i suoi grandi benefizi altro che con preghiere. Io ho già concelebrata per
lei la santa Messa e nei giorni che avrò liberi continuerò a celebrarla. Anche a Santa Chiara si
prosegua a pregare per quell'anima benedetta" (L. 227).
Molte furono, come si vede, le brave signore formate alla scuola del Marello e che poi
continuarono operose nel bene, vicine alla Congregazione degli Oblati di San Giuseppe. Queste sono
i primi esempi di collaboratrici laiche giuseppine, pur non essendo ancora organizzate come tali, come
avverrà in seguito.
6 - Il Vescovo Marello formatore del laicato cattolico.
Quando Mons. Marello dovette lasciare Asti e trasferirsi ad Acqui, tutto cominciò da capo per
lui. Se ad Asti non poté organizzare una vera associazione di Azione Cattolica, come aveva pensato
nel 1872, poté però plasmare tante anime di buoni laici e laiche cristiane. In Acqui, invece, tutto per
lui era diventato più difficile per due generi di ostacoli che vi trovò al suo arrivo come vescovo.
Il primo ostacolo lo incontrò nel suo vicario generale, Mons. Giuseppe Pagella, che era
contrario all'opera dei Congressi (o Azione Cattolica), al punto che aveva vietato alle associazioni
esistenti in diocesi di partecipare con i loro stendardi alle manifestazioni della entrata in diocesi del
nuovo Vescovo.
Conosciamo due lettere originali del Pagella, scritte la prima al Presidente Regionale del
Piemonte, conte Cesare Balbo, la seconda al Presidente della Liguria, comm. Dufour, in cui proibiva
loro di presentarsi alle cerimonie come organizzazione cattolica, suggerendo quasi ironicamente che
lo potevano fare poi in privato con comodo dopo che il Vescovo si sarà installato in sede.
Era una conseguenza delle divisioni tra cattolici conciliatoristi e cattolici intransigenti, che
teneva divisa anche la gerarchia ecclesiastica del Piemonte, essendo l'opera dei Congressi su posizioni
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