Page 153 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Proprio nell'anno 1921 il I° Capitolo Generale della Congregazione sanzionava l'opera dei
                 laici  attorno  alla  Congregazione,  erigendo  la  Pia  Associazione  dei  Cooperatori  e  Cooperatrici
                 Giuseppine. Nel mese di marzo 1922, il bollettino Joseph, al suo primo anno di vita, si domandava:
                 "Chi sono i Cooperatori Giuseppini?" E spiegava: "In ogni esercito ben ordinato una parte avanza
                 combattendo e l'altra attende agli approvvigionamenti. Così in questo giovane esercito giuseppino,
                 mentre  i  Religiosi  della  Congregazione  di  San Giuseppe  facendo  loro  patria  tutto  il  mondo  non
                 rispamieranno  fatica  per  la  salvezza  delle  anime,  i  Cooperatri  Giuseppini  incoraggeranno,
                 pregheranno ed aiuteranno anche materialmente gli sforzi dei primi".

                        Era una visione, si può dire, alquanto preconcilare, ma he tanto bene operò nei decenni passati.
                 Oggi,  con  l’aiuto  del  Concilio  Vaticano  II,  è  possibile  fare  un  passo  avanti  e  considerare  i
                 Collaboratori Laici Giuseppini non più come "truppe di approvvigionamento", ma tutti ugualmente
                 impegnati, ciascuno nel proprio ruolo, nell'annuncio del Vangelo e, più in particolare, nella cura e
                 formazione  della  gioventù:  negli  oratori,  nelle  scuole,  nelle  associazioni,  in  tutte  le  forme  di
                 apostolato proprie della Congregazione.

                        Il Concilio ha messo in luce la dignità e la necessità dell'apostolato dei laici nella Chiesa,
                 affermando che le associazioni laicali sono "un segno della comunione e della unità della Chiesa in
                 Cristo" (AA, 18). "D'altra parte, spiega la Esortazione Apostolica Christifideles laici, soprattutto in
                 un mondo secolarizzato, le varie forme aggregative possono rappresentare per tanti un aiuto prezioso
                 per una vita cristiana coerente alle esigenze del Vangelo e per un impegno missionario e apostolico"
                 (n .29).


                        Per quanto ci riguarda come Congregazione, e stata la grazia della beatificazione di mons.
                 Giuseppe Marello a riaprire l'interesse a conoscere la sua spiritualità e a partecipare più da vicino al
                 lavoro degli Oblati nel mondo.

                        La grazia della beatificazione ha prodotto già in varie Nazioni un risveglio delle vocazioni
                 alla Congregazione e altre forme di espansione dello spirito giuseppino, come l'apertura della nostra
                 spiritualità anche alle donne, con l'istituzione, voluta dal Capitolo Generale del 1994, delle Oblate di
                 San Giuseppe, che oggi sono presenti in Brasile, nelle Filippine, in Perù, in Nigeria e a Roma.

                        Nella medesima luce è bello vedere anche il rifiorire delle associazioni dei laici attorno alla
                 Congregazione, soprattutto quelli che lavorano a fianco degli Oblati nelle parrocchie e in altre opere,
                 in modo da unire le nostre forze in un atteggiamento di collaborazione e di scambio di doni, per
                 partecipare più efficacemente alla missione ecclesiale (VC 54), propria della Congregazione.


                        La nostra Congregazione, infatti, va prendendo coscienza che il carisma che le ha trasmesso
                 San Giuseppe Marello può essere condiviso con tante persone che ci sono vicine e che desiderano
                 collaborare con noi alla costruzione del Regno di Dio sulla terra.

                        Si profila davanti a noi un campo vastissimo, in cui le energie si sommano e producono nuovi
                 dinamismi: i laici vengono introdotti nella spiritualità marelliana e nella vita della Congregazione,
                 mentre noi Oblati prendiamo coraggio da questo nuovo respiro ecclesiale e giuseppino, per continuare
                 insieme il lavoro che la Provvidenza di giorno in giorno ci addita.




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