Page 149 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Da queste parole, si può capire che egli conformava il suo sacerdozio all'esempio di San
                 Giuseppe, prendendolo a modello nel suo apostolato. San Giuseppe era il Custode e l'educatore di
                 Gesù e il sacerdote deve formare Gesù nelle anime. Perciò è giusto guardare a questo Santo per curare
                 anche noi gli interessi di Gesù nella Chiesa, lavorando come Lui in un silenzio operoso e amoroso,
                 secondo l'esortazione di San Paolo, che il Marello ripeteva spesso: "La vostra vita è nascosta con
                 Cristo in Dio".

                 3 - Promovendo gli interessi di Gesù
                        Questa vita autentica nella imitazione di San Giuseppe non fu soltanto il suo programma
                 sacerdotale, ma divenne anche la proposta che egli faceva spesso a tutti gli amici, sacerdoti e laici,
                 sia nella direzione spirituale sia nei suoi rapporti di ogni genere.

                        Così la sua ansia di fare del bene si andava moltiplicando sempre più. Scriveva al sacerdote
                 Stefano Delaude: "Che cosa fai delle tue ventiquattro ore? quante ne impieghi a pregare, a confessare,
                 a predicare, a raccogliere memorie del passato ed appunti per l'avvenire? che tempo ti basta per
                 soddisfare ai bisogni sociali?" (L.23).

                        Lui  stesso  poi  cercava  di  precedere  tutti,  dandosi  all'insegnamento  del  catechismo  nella
                 quaresima  del  1869.  Scriveva:  "Oh  povera  gioventù,  troppo  abbandonata  e  negletta,  povera
                 generazione crescente troppo lasciata in balia di te stessa; e poi troppo calunniata o almeno duramente
                 giudicata  nelle  tue  leggerezze  e  nella  scorretta  generosità,  in  quel  bisogno  di  operosità  male
                 sviluppata, di affetti male indirizzati, per cui senza tua colpa torci il passo dal retto sentiero. Povera
                 gioventù, preghiamo e preghiamo principalmente per lei" (L. 29).

                        Nell'abbozzo della regola della Compagnia di San Giuseppe del 1872 scriveva: "Chi si è
                 deliberato di partecipare alla Compagnia deve fare davanti al Signore sincera promessa di adoperarsi
                 nella misura delle sue forze a promuovere i cari interessi di Gesù. (...) Non vi e luogo né tempo in cui
                 non si possa fare qualche cosa. Ogni parola, ogni passo, ogni desiderio, può essere la materia grezza
                 degli interessi di Gesù. In una spaventevole varietà di maniere si demolisce il regno di Dio. Cerchiamo
                 di fare dappertutto il nostro lavoro di restaurazione con  l’aiuto del Cielo” (L. 76).

                 4 - Il Marello Sacerdote e i laici.
                        Troppo lungo sarebbe ricordare tutti i pensieri e gli esempi che egli seppe dare in questo lavoro
                 di espansione del regno di Dio.

                        La Congregazione degli Oblati di San Giuseppe sarà l'esempio più eloquente della sua ansia
                 di  bene,  istituendo  una  Famiglia  Religiosa  che  doveva  moltiplicare  le  opere  di  apostolato  e
                 perpetuarlo negli anni, anche dopo la sua morte.
                        Qui limitiamo la ricerca al suo contatto con i laici, con cui doveva trattare per i più svariati
                 motivi.

                        Al  suo  fratello  Vittorio  scriveva  il  23  gennaio  1876:  "Qui  sta  dunque  la  promessa  che
                 dobbiamo  fare  a  Dio:  resistere  alle  nostre  male  voglie  e  fare  in  ogni  cosa  la  sua  santa  volontà,
                 praticando fedelmente i doveri del proprio stato, voi da buoni secolari ed io da buon ecclesiastico"
                 (L. 91 bis).



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