Page 150 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Vittorio crebbe alla scuola del fratello sacerdote e vescovo, fu sindaco per oltre 40 anni nel
paese di San Martino Alfieri e fece tanto del bene da essere ricordato con una piazza del paese
intitolata al suo nome e con un ritratto nell'aula consigliare del Comune. Un laico integerrimo di cui
avrebbe bisogno la politica amministrativa anche oggi.
Ma non è l'unico caso. Mi sembra opportuno ricordare i rapporti che il sacerdote Marello
seppe instaurare con l'ingegner Carlo Rostagno, con cui venne a contatto quando si trattò di adattare
i locali del caseggiato di Santa Chiara in Asti o di crearne di nuovi per il crescere delle famiglie nella
Casa Madre della Congregazione. Quelli che a principio erano semplici rapporti di lavoro divennero
via via motivi di fiducia reciproca, che trasformarono il Rostagno in benefattore della Congregazione
e ne fecero un laico di primo piano nella Chiesa di Asti. Alla morte del canonico Cerruti, fondatore
del Michelerio, il nome del Rostagno figura tra i due "soci secolari" dell'Opera Pia Michelerio,
insieme al nuovo direttore, il sacerdote Luigi Bo. Quando ad Acqui il Vescovo Marello aveva bisogno
di un sostegno qualunque, soleva dire: "Ah, se avessi qui il professor Rostagno!" Un altro esempio,
ancor più significativo, può essere quello dell'avvocato Filippo Graglia, che era procuratore nel
tribunale di Asti. Uomo di poca fede e vero laico liberale nella sua condotta di pubblico ufficiale,
aveva però fatto crescere le tre figlie in una scuola di Torino retta dalle Suore. Le figliole proseguirono
la loro condotta religiosa anche al termine dei loro studi, mettendosi sotto la direzione spirituale del
can. Marello. La più giovane, Greca, fece tali progressi nella vita spirituale che, dopo pochi anni,
decideva di farsi monaca in un monastero di clausura. Il Marello la indirizzò al monastero delle
Visitandine a Pinerolo e fu presente all'inizio del suo Noviziato e, nell'aprile del 1889, già fatto
vescovo, presiedette la cerimonia della sua Prima Professione Religiosa. Il padre di Greca, Filippo,
non si mosse e rimase contrariato con il Marello per aver perso una figliola in questo modo. Mons.
Marello non lo affrontò in nessuna maniera e fu sempre gentile con lui; così conquistò prima la
mamma e poi anche l’avvocato Filippo, il quale si convertì e andò ad Acqui con la figlia Bice, si
inginocchiò davanti a lui, e divenne tanto fervente buon cristiano che recitava tutti i giorni l'intero
breviario come i sacerdoti.
Nel 1895, quando in Asti si costituì il primo Comitato Diocesano dell'Azione Cattolica,
l'avvocato Filippo Graglia ne fu il primo Presidente, e quando morì fu udito dire che sua più grande
consolazione era di avere una figliola monaca, che pregava per lui. Come si vede, il Beato G. Marello
conosceva l'arte di trasformare le persone e farne dei santi.
Un giorno passò per Asti un laico molto qualificato, il Beato Bartolo Longo, fondatore del
santuario e delle opere di Pompei, il quale ebbe a scrivere cosi: "Oggi un santo prete di Asti, il can.
don Giuseppe Marello, ha riscattato dalle mani di Belial il luogo sacro del Signore; ed il teatro, come
era, è ritornato chiesa. Ci ricordammo in quel punto di Pompei, e come la mano onnipotente di Dio
tramuti in luogo di salvezza quello che era luogo di perdizione. E l'animo nostro effondemmo ai piedi
dell'Altissimo in gemiti di adorazione e di benedizione" (luglio 1885). Era l'elogio di un santo a un
altro santo, e da qui si vede come i santi si incontrano tra loro sotto il puro occhio di Dio.
5 - Il Marello e le prime collaboratrici laiche giuseppine.
L'elenco dei laici venuti a contatto con la spiritualità di san Giuseppe Marello potrebbe
continuare con la schiera delle pie donne che frequentavano la Chiesa del Gesù e poi la Chiesa di
Santa Chiara, quando don Marello animava le Adorazioni Eucaristiche del giovedì e poi teneva le
istruzioni domenicali alle famiglie della grande Casa Madre.
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