Page 84 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Ben poco di quel che programmiamo nella vita segue una chiara, certa o piena realizzazione.
C’è sempre qualcosa che pregiudica il realizzarsi dei piani personali; ritrovandosi così, il più delle
volte, al crocevia se scegliere o meno di entrare in quel che appare inaspettato e diverso. Entrare o
meno nelle cose come vuole Dio e non come le vedremmo noi. Questa sì che è una sfida! E negli alti
e bassi del procedere non bisognerà sorprendersi che appaiano le crisi. Quel che tempra la maturità e
realizza la statura di uomo sapiente nella vita è la capacità di comprendere come affrontare queste
crisi.
Tutta la vicenda di Giuseppe mostra l’inaspettato, il diverso, il contrario di quanto immaginato
e persino il paradosso di quanto non si sarebbe mai sognato. Realistico è il momento in cui sarà
chiamato a prendere con sé Maria incinta di Gesù; e che non volesse denunciarla, dichiara tutta la
volontà attiva di questo uomo. Giuseppe sta ricevendo un ruolo, fare da padre e da marito; chiamato
quindi a decidere se rifiutare oppure disporsi al si. Sempre più comprenderà, che a plasmare il suo si,
sarà la potente mano di Dio e che nulla gli stesse capitando per caso.
Il momento di crisi di Giuseppe, costante nei quattro sogni, fu l’essere continuamente posto
di fronte a una decisione da prendere; chiamato puntualmente a riconoscere se gli accadimenti fossero
semplicemente fatti umani, oppure situazioni in cui Dio potesse operare. Il mistero dell’imprevedibile
e dell’inaspettato o genera ribellione, rifiuto, egoismo; oppure diventa il sussurrato ascolto di una
voce che chiama a fidarsi, a riconoscere una volontà che accompagna e salva.
Credere alla possibilità, che ancora oggi la storia, le nostre storie, pur con tutti gli
avvicendamenti catastrofici che abbiamo sotto i nostri occhi, siano gravide di Gesù Cristo: è la vera
sfida dell’uomo nella relazione con Dio.
Giuseppe ancora una volta accetterà il comando dell’Angelo di lasciare tutto, la terra comoda
e sicura d’Egitto, le sue abitudini, il suo intero mondo costruito, per ripartire e ricostruire tutto.
Qualcosa di umanamente non semplice; il continuo cruccio di riconoscere nei sussurri dell’Angelo
l’opera di Dio o meno, e per questo a essa raccordarsi. Giuseppe è l’uomo della vita interiore. È
l’uomo dell’intimità. Sogni, pensieri, sussurri, azioni, tutti momenti d’interiore profondità. Giuseppe
non sarà mai lasciato solo in questa storia, sempre e puntualmente riceverà il sussurro di una Parola,
che metterà al sicuro; nella consapevolezza che la sua storia non potesse essere un errore: prendi
questa donna… Dai il nome… Fuggi in Egitto… Torna dall’Egitto…Vai in Galilea… Giuseppe sarà
di volta in volta chiamato a entrare nella sua missione quella che Dio gli stava consegnando.
È qui, che si gioca la possibile evoluzione, crescita, maturazione di ciascuno. O la vita è al
confine tra il visibile e l’invisibile, pur ritrovandosi nel bel mezzo di una pandemia tra sgomento e
paura, ma nella consapevolezza che ci sta Dio dietro le cose; o la storia è una semplice concatenazione
di cose causa effetto che riducono all’ineluttabile.
Giuseppe non sarà sposo e padre a partire da sé stesso, lo sarà secondo Dio. Secondo la
pedagogia di Dio. Entrando di volta in volta nel piano di Dio.
Siamo nel mondo, ma non del mondo, perché di Dio. La sua esperienza invita a riconoscere
la vita cristiana non come qualcosa a buon mercato, di buoni doveri e buoni sentimenti, che in certo
senso mettano al sicuro in un presunto status quo; avulsi dal tragico della realtà. Riconoscere,
riscoprire il senso profondo della vita significa il più delle volte attraversare proprio quel tragico, per
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