Page 81 - Le Riflesione su San Giuseppe
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…UN TEMPO PER ASCOLTARE… Giuseppe di Nazareth nel sussurro di Dio.
                 P. Michele Fiore OSJ




                        Che cosa è successo? Dove siamo finiti? Perché tutto questo? Dio, dov’è? Forse, queste le
                 domande che d’istinto ci saremo posti in questi ultimi tempi. La pandemia ha in noi riacceso il senso
                 del  limite,  dell’inaspettato,  dell’imprevedibile…  Il  pericolo  di  incappare  nei  morsi  della  paura  e
                 dell’angoscia non sarà stato certamente poco. Probabilmente abbiamo ancora negli occhi le scene
                 quasi surreali di questi ultimi eventi. L’emergenza sanitaria della pandemia potrebbe persino meritare
                 il nome di apocalisse, nel suo più autentico significato biblico. Si è alzato un velo ed è avvenuta una
                 rivelazione sulla chiesa stessa, sulla sua fede, sulla sua liturgia. E quando giungerà la fine della
                 pandemia, occorrerà interrogarsi e fare una grande operazione di discernimento evangelico, senza
                 il quale è inutile invitare alla conversione. Non basta infatti dire: “Convertitevi!” ma, come facevano
                 i profeti e Gesù, occorre indicare e smascherare gli idoli che impediscono la vera adorazione del
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                 Dio vivente e quindi la sua testimonianza all’umanità .
                        FONDAMENTO ALLA SPERANZA
                 In  questa  semplice  riflessione  proveremo  a  interrogarci  sul  valore  profondo,  che  questo  tempo
                 d’emergenza ha consegnato in maniera assai particolare a ciascun credente. Lo faremo in compagnia
                 di San Giuseppe. Chi più di lui, esperto dell’imprevedibile e dell’inaspettato, potrà aprire al nostro
                 orizzonte spiragli di speranza?

                        Il momento preciso della sua storia in cui invito ciascun lettore a entrare è la vita in Egitto.
                 Nato Gesù, Giuseppe in sogno riceverà il comando di mettere in salvo la vita del bambino e sua madre
                 recandosi nella terra d’Egitto. Esattamente non sappiamo quanto tempo sia trascorso in quel territorio,
                 una  cosa  è  certa:  Giuseppe  avrà  cominciato  a  sperimentare,  dopo  l’inaspettato  e  l’imprevisto,
                 momenti di stabilità, pace e tranquillità. Sappiamo bene però, che le cose non andranno proprio così.
                 “Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: alzati, prendi
                 con te il bambino e sua madre e va nel paese d’Israele, perché sono morti coloro che insidiavano la
                 vita del bambino. Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele”
                 (Mt 2, 19-21). Il brano prosegue poi con un’annotazione così chiara da fugare ancora una volta ogni
                 possibile dubbio o mala interpretazione sul protagonismo attivo di Giuseppe in questa opera divina:
                 “Avendo però saputo che era re della Giudea Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di
                 andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea” (Mt 2, 22-23).

                        Ancora una volta possiamo dire ben poco circa gli eventi di queste annotazioni evangeliche;
                 ma sappiamo, che quel che potrà apparire silenzio, vuoto, assenza, nella vita Giuseppe, nasconde
                 altresì i valori più profondi del cuore umano. Ogni volta, infatti, che ci imbattiamo nella sua persona
                 l’invito è riconoscere il suo essere custode silenzioso di tesori da difendere. Custodire l’opera di Dio,
                 affinché alcuna cosa umana ne macchi la santità.

                        Risulterà chiaro l’imperativo al credente, ora più che mai: l’ascolto.





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                   Vita Pastorale, Rubrica Dove va la chiesa, Dalla pandemia all’epidemia della paura, Maggio 2020, di ENZO BIANCHI
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