Page 77 - Le Riflesione su San Giuseppe
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GIUSEPPE: SERVUS SERVORUM DEI - UN
MODELLO DI VITA SACERDOTALE / CONSACRATA
DI SERVIZIO
P. Michael Odubela,osj
Il titolo di Servus Servorum Dei fu introdotto da Papa
Gregorio I, popolarmente noto come Papa Gregorio Magno,
(590-604) come un modo per rappresentare un percorso di
umiltà per il Papa, oltre che per fare i conti con l'esaltato titolo
di "Patriarca Ecumenico" concesso all'allora Arcivescovo di
Costantinopoli dall'Imperatore Bizantino e da allora il titolo è
stato riservato al Romano Pontefice. Fermo restando, tuttavia,
l'uso riservato del titolo, invito vivamente a riflettere su di esso
in modo più ampio, soprattutto perché si applica a noi nella vita
sacerdotale/consacrata, come Oblati di San Giuseppe chiamati
a servire nell'amore e, inoltre, perché ci invita a riflettere
sull'imitazione di San Giuseppe, che senza dubbio ha vissuto il
titolo come un ufficio per tutta la vita (cfr Redemptoris Custos 8).
Il titolo Servus servorum Dei è radicato nel Vangelo, come si può facilmente dedurre dal passo
in cui Gesù indicava che chi vuole essere grande tra i suoi discepoli deve essere pronto ad essere il
servo (cfr Mt 20, 25-27). La "guida del servo" era lo stile di Cristo Signore che dice di sé: "Io sono
tra voi come uno che serve" (Lc 22, 27). Gesù con questo detto contrappone la posizione del capo-
servo a quella del "capo-padrone" che si siede a tavola e aspetta di essere servito. È molto chiaro che
ciò a cui il Signore si riferisce qui è la disposizione del capo al di là della posizione occupata. Un
capo con la giusta disposizione si umilia per essere un modello di servizio per coloro che sono sotto
la sua cura. Non domina su di loro e non ostenta l’autorità su di loro (cfr. Mt 20, 25). I capi che si
sentono superiori agli altri si notano facilmente dal loro atteggiamento e dal loro approccio alle cose
e alle situazioni della vita in generale. Si sentono unici e speciali, desiderando che tutti si inchinano
ai loro piedi e li salutino in ogni momento (cfr Lc 20, 46). Si sentono impareggiabili anche tra pari,
attribuendo la loro posizione alla loro intelligenza e capacità. Si vedono come persone di successo,
chiamate ad essere servite e non a servire.
Molto prima che Gesù facesse del cammino dell’autorità come servizio un modello per i suoi
discepoli, San Giuseppe, suo padre legale, aveva vissuto e gli aveva mostrato l'esempio di un capo
che serve. Anche se le Scritture non ci hanno parlato delle azioni di Giuseppe a questo proposito, si
può, tuttavia, dedurre dal suo stile di vita che Giuseppe non era un 'capo autoritario' della famiglia di
Nazareth. Il suo silenzio è il primo indizio per testimoniare che non era uno autoritario e non era uno
che cercava di guadagnarsi popolarità, essendo l'uomo sotto le cui cure il tanto atteso Messia
finalmente si manifestava. Il silenzio di Giuseppe, reso ancora più forte dalla sua umiltà, non era
dovuto all'ignoranza su chi fosse il bambino Gesù. Egli sapeva in anticipo che il bambino che doveva
nascere è l'Emmanuele, il Figlio di Dio che le generazioni avevano a lungo atteso. L'incontro con
l'Angelo Gabriele glielo aveva già rivelato (cfr. Mt 1,20); la nascita del Bambino glielo testimoniava
(cfr Lc 2,7-20); la visita dei Magi lo proclamava (cfr Mt 2,1-12) e la presentazione del Bambino al
Tempio lo suggellava (cfr Lc 2,22-40).
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