Page 79 - Le Riflesione su San Giuseppe
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6,22-23, 13,22), ma confidando nella misericordia dello stesso Signore per coloro che ha chiamato,
egli credeva di essere passato dalla morte alla vita.
Portando l'esempio di San Giuseppe alle nostre varie comunità, possiamo anche fare una
radiografia del nostro ruolo di capi in qualità di Superiore/Rettori, Amministratori, Parroci e Vicari
parrocchiali, ecc. La comunità cristiana delle persone, legata da uno stile di vita comune, deve anche
essere stimolata da un capo (e dai capi nei vari uffici) che precede gli altri nell'autorità e nella
responsabilità. Un Oblato posto in posizione di guida deve essere un capo secondo l'esempio dato dal
Signore Gesù quando dice che il capo deve essere il servo di tutti (cfr Mt 20,26; Mc 9,35; Mc 10,44)
e quando lo mette in pratica chinandosi in basso per lavare i piedi dei suoi discepoli (cfr Gv 13,12-
17). Gesù è venuto a darci la vita (cfr Gv 10,10) e a mostrarci il cammino per animarci gli uni gli altri.
Questa strada, perciò, deve passare attraverso l'umile servizio che ci rendiamo l'un l'altro con sincerità
di cuore. Egli dice, dopo aver lavato i piedi ai discepoli, " Sapendo queste cose, siete beati se le mettete
in pratica" (Gv 13,17). Il Signore insegna che il servizio dell'amore è il fondamento per essere
benedetti, perché nessuno può essere veramente benedetto che non abbia raggiunto l'amore o la carità
(anche se solo attraverso la preghiera, come sperimentato nella vita di santa Teresa del Bambino
Gesù, che ha trasformato la sua cella in una stazione missionaria stabile, raggiungendo in preghiera i
missionari) verso gli altri. L'umile servizio di San Giuseppe a Gesù e Maria dice tutto.
La tentazione di voler essere associati a grandi responsabilità o ad alte cariche ci fa talvolta
disdegnare le piccole vie che potrebbero facilmente portare alla nostra santificazione. Non è la
grandezza dell'ufficio, la grandezza della parrocchia, l'elevatezza della responsabilità che ci
assumiamo che conta, ma lo spirito con cui si svolge il lavoro. Molti a Nazaret non sanno che il cielo
era sulla terra nella piccola casa di San Giuseppe, poiché Gesù non era nato in un palazzo, ma in
quella piccola casa di Nazareth il servizio di Giuseppe aveva la ricompensa più grande della
responsabilità dei Re che regnano nei palazzi. Nulla è da disprezzare o sminuire quando si tratta di
servire il Signore. Ovunque si trovano le anime da servire, c'è sempre Gesù da servire e il suo interesse
da curare. Assumere lo spirito di San Giuseppe nel disporre noi stessi esclusivamente all'opera del
Padre nostro senza condizionarli alla nostra misura o al valore qualitativo dell'apostolato è il segreto
di una vita di pienezza al servizio del Signore.
Dobbiamo sempre ricordare le parole del nostro fondatore secondo cui "Se a somiglianza di
questo grande Patrono San Giuseppe tu dovessi servire a Gesù in uffizi modesti ed inferiori a quelli
di S. Pietro, tu penderai che l'umile Custode di Gesù è più alto in cielo del grande Apostolo" (Lettera
282). Il merito non è nelle dimensioni, ma nella qualità e la qualità non si misura in base alle
dimensioni, ma in base alla fedeltà. Ripensiamo quindi alla massima "Sii straordinario nelle cose
ordinarie" che ci ricorda la grande cura e la fedeltà che i nostri servizi richiedono. E nella nostra umile
applicazione di questa massima nella nostra vita quotidiana predichiamo Gesù, amiamo Gesù e
facciamo conoscere a tutti e a ciascuno il suo insegnamento.
San Giuseppe è salutato nella prefazione della liturgia della sua Messa come "amministratore
fedele e saggio che il Signore ha posto a capo della sua casa". La sua vita è quell’incoraggiamento
per noi che abbiamo avuto fin dall'inizio dal nostro fondatore San Giuseppe Marello. Auguriamoci di
essere servi dei servi di Dio affidati alle nostre cure sull'esempio del nostro Patrono e Guida, sapendo
che sono sempre gli interessi di Gesù che noi serviamo, ogni volta che ci pieghiamo con umiltà a
vivere il nostro apostolato e ad amare Gesù in tutto ciò di cui ci prendiamo cura. San Giuseppe rimane
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