Page 21 - Le Riflesione su San Giuseppe
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posizione da seduti o da sdraiati nella zona di comfort, per mettersi in movimento, perché la comodità
non appaga le profonde aspirazioni del cuore umano e contrasta con la logica evangelica: “In quei
giorni Maria si alzò a andò in fretta” (Lc 1,39); “Giovane, dico a te, alzati” (Lc. 7,14). Questa parola
pronunciata dall’angelo nel sogno, ascoltata e accolta, porta un cambiamento radicale nella vita di
san Giuseppe quando “egli si alzò” (Mt 2,13.14). L'uomo “dei sogni” è aperto alle “sorprese” di Dio
e ne accetta la volontà, anche quando questo gli sconvolge la vita. Da parte sua il nostro santo
Fondatore raccomanda con insistenza: “Alziamoci da questo basso orizzonte di pigmei e prendiamo
il posto che ci conviene come ministri del Signore Iddio (Lettera 26, 124). E aggiunge: “Abbiamo
bisogno di sollevarci un po’ all’altezza dei grandi modelli; di innalzare il tono del nostro diapason
morale (ivi, 123-124).
3. La meta [il sogno, il traguardo] “Quando la meta è fissa, crolli il mondo ma bisogna andare sempre
là”. Per realizzare la vocazione senza sprecare tempo ed energie è necessario imparare a fissare e
realizzare le mete: sogno, “interessi di Gesù”, progetto di vita, santità, virtù, proposito, piano pastorale
... Altrimenti si naviga a vista e si vive alla giornata. Allo scopo di elaborare una visione con il
percorso concreto occorre trovare il tempo per riflettere, pensare ed acquistare l’abilità di
programmare le attività in prospettiva più lunga. Progetti da elaborare ed eseguire, obiettivi da
raggiungere, risoluzioni da formulare e compiere dovrebbero fare parte della routine diaria. Infatti
chi non è capace di sognare e tradurre i sogni in progetti concreti, vive senza passione. Il giovane don
Giuseppe Marello raccomandava all’amico: “Avanti. Fa' progetti, prega dal Signore incremento a
tutte le nostre speranze” (Lett. 126).
4. La tenacia. “Quando la meta è fissa crolli il mondo ma bisogna andare sempre là”. In questa frase
il nostro Fondatore ci ricorda che non basta fissare la meta, ma ci vuole anche quel lungo impegno
senza il quale i più bei sogni, progetti e propositi svaniscono. Nel nostro contesto storico domina
piuttosto l’allergia a impegni a lungo termine e il sacrificio e la rinuncia sono poco apprezzati. Di
solito la realizzazione di una meta richiede molto tempo ed esige la fermezza della volontà e la
perseveranza. In altre parole, non mollare quando il cammino si fa impervio e lastricato di ostacoli, e
quando soffia il forte vento contrario. È anche fondamentale acquisire la capacità di ripresa dopo le
sconfitte. Dai vangeli risulta, per esempio, la grande personalità umana di san Giuseppe: in nessuna
circostanza si dimostra debole o pavido dinanzi ai casi della vita. Al contrario, affronta i problemi,
supera le situazioni difficili, accetta con responsabilità e iniziativa i compiti che gli vengono affidati.
Si rivela uomo fermo nella decisione di obbedire a Dio nonostante gli ostacoli, le contrarietà e i
pericoli. Resta leale nelle avversità e porta a termine il compito affidatogli da Dio (cf. Autore
Anonimo).
5. Straordinari nelle cose ordinarie”. San Giuseppe Marello insiste sull’eccellenza e sulla qualità
che dovrebbero contraddistinguere la condotta degli Oblati di San Giuseppe, il loro apostolato e la
cultura comunitaria dell’Istituto. Sprona, perciò, a superare la tiepidezza spirituale e la mediocrità e
a investire al meglio i talenti per il Regno di Dio, anche nelle cose piccole di cui è intessuta la vita
quotidiana. In altre parole, l’eccellenza e la qualità siano il marchio della nostra vita e del nostro
apostolato: “Abbiamo bisogno di sollevarci un po’ all’altezza dei grandi modelli; di innalzare il tono
del nostro diapason morale” (Lettera 26, 123-124).
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