Page 18 - Le Riflesione su San Giuseppe
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OBLATI DI SAN GIUSEPPE
               P. JAN PELCZARSKI, OSJ
               SUPERIORE GENERALE


                    Prot. SG 21/202O
                                                     125 anni dopo


                 Tornare all’essenziale
                 Riscoprire e vivere la spiritualità giuseppina marelliana


                 Lettera per la solennità di San Giuseppe Marello



                                           Agli Oblati di San Giuseppe e alla Famiglia Giuseppina Marelliana

                 Cari Confratelli e Amici,

                 La  ricorrenza  dei  125  anni  della  morte  di  San  Giuseppe  Marello  costituisce  una  provvidenziale
                 occasione per la Famiglia Giuseppina Marelliana per implorare Dio la rinnovata effusione di grazia
                 su di noi e sulla chiesa. Rievochiamo le circostanze del suo pio transito e le tappe significative del
                 ministero sacerdotale e episcopale, segnato dalla profonda carità pastorale e dalla sconfinata fiducia
                 nella divina provvidenza. E al tempo stesso siamo invitati a lasciarci interpellare dal suo esempio e
                 dalle sue intuizioni spirituali che ci spronano a proseguire con rinnovata convinzione il cammino di
                 santità allo stile del Custode del Redentore.


                 L’anniversario  della  sua  scomparsa, avvenuto  il 30  maggio  1895, cade  in  un  momento  del tutto
                 particolare. L’emergenza sanitaria non ancora terminata sta provocando sofferenza e angoscia e siamo
                 messi a confronto con inquietanti pronostici economici e incerti risvolti sociali. Ogni prova che il
                 Signore consente è per un bene. Egli continua a parlare per mezzo dei segni dei tempi e la sua Parola
                 scuote, consola e inclina a recuperare un tono più alto di vita spirituale e apostolica.

                 La quarantena passata a casa, senza le solite attività e con imposti limiti di movimento, ha cambiato
                 il nostro modo di vivere abituale e ha offerto il tempo per pregare di più, riflettere e stare insieme
                 nelle comunità.  È  un’opportunità  per  vivere  più  profondamente  e  liberarci  dell'illusione  della
                 prepotenza  umana  e  dell'inseguimento  delle  cose  vane  e  superflue.  Tutto  questo  costituisce  una
                 premessa per tornare all'essenziale della vita e della nostra vocazione.


                 Ovviamente è essenziale invocare fervorosamente lo Spirito Santo, datore di nuova vita. Egli apre gli
                 orizzonti, risveglia la creatività, suscita le energie e spinge a intraprendere dei nuovi percorsi adatti a
                 costruire insieme il presente e il futuro secondo la volontà di Dio.

                 Ritornare all'essenziale per ogni persona credente, ma in modo speciale per noi consacrati, significa
                 ritornare a Cristo Gesù, vale a dire al “primo amore” del cammino vocazionale. Con il tempo si corre

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