Page 16 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Nella continuazione dell’Anno di San Giuseppe, ci ispiri il “lessico giuseppino” che appare nei
vangeli e traccia il vivo ritratto del nostro Santo. La rilettura esistenziale di questo vocabolario ricco
di essenzialità favorisca la crescita spirituale e sproni il nostro apostolato:
“Destarsi dal sonno” (Mt 1,24; 2,14) dell’abitudine e aprire gli occhi all’essenziale della
nostra vocazione e missione.
“Alzarsi” (Mt 2,13; 20) dalla mediocrità o dalla caduta vuol dire risorgere per intraprendere
una via che da seduti o sdraiati è impossibile realizzare.
“Non temere” (Mt 1,20) ma fidarsi di Dio anche quando ci invita a compiere passi che
sembrano troppo grandi per noi.
“Crescere in età, sapienza e grazia” (Lc 2,40) abbandonando la zona di comfort e vivendo
con gratitudine e coerenza la vocazione.
“Fare” più che parlare, seguendo l’esempio di colui che senza divagazioni e senza storcere il
naso “fece” (Mt 1,24; 2,24) come gli ha ordinato l’angelo.
“Dire il sì” a Dio sempre anche “nella notte” (Mt 2,14) e non soltanto qualche volta e,
prevalentemente, “di giorno”, cioè quando è comodo.
“Diventare giusti” (Mt 1,19) accomodando giorno dopo giorno l’esistenza sulla Parola di Dio.
“Custodire” (Mt 2, 14) il prossimo e il creato senza dimenticare di custodire il proprio cuore,
la vita interiore e il silenzio contemplativo.
“Cercare Gesù” (Lc 2,44) nella Scrittura, nel povero, nella storia e avere un appuntamento
fisso per trovarlo ogni giorno nel tempio (cf. Lc 2,47).
“Chiamare Gesù” (Mt 1,21) vuol dire invocare il suo santo nome e pregare ad invicem, cioè
gli uni per gli altri.
“Andare” (Mt 2,20; 2,23) per proclamare il vangelo con il nostro stile di vita e con la parola.
“Prendere con sé” (Mt 1,24; 2,13.14) la vita degli altri condividendo il loro destino e
aiutandoli a crescere “in sapienza e grazia” (Lc 2,40).
Ite ad Joseph
In questo momento di sfide che la chiesa e il mondo affronta conviene riproporre una frase biblica
famosa e ben nota Ite ad Joseph (andate da Giuseppe). In primo luogo, queste parole ricordano la
storia del patriarca Giuseppe dell'Antico Testamento, colui che nel tempo dell'angoscia salvò il
popolo dalla fame e dalla morte: “Poi la carestia si estese a tutto il paese d’Egitto, e il popolo gridò
al Faraone per aver del pane. E il Faraone disse a tutti gli Egiziani: “Andate da Giuseppe, e fate quello
che vi dirà” (Gen 41,55; Sal 105, 16-20).
Invece, nella pienezza dei tempi, un altro Giuseppe, sposo di Maria Vergine, nutre, custodisce e
protegge il Figlio di Dio; e questo lo fa non solo di giorno, quando tutto è solare e sicuro, ma anche
“di notte” (Mt 2,14), quando gli ostacoli sembrano ardui da superare. La missione che Dio gli affida
è di essere custos, custode di Maria e di Gesù. E questa custodia si estende poi alla Chiesa (Cf.
Giovanni Paolo II, Redemptoris Custos, 1).
Con tutta la chiesa imploriamo la protezione e l’intercessione di san Giuseppe, raccomandiamogli le
nostre sollecitudini, anche per le minacce che incombono sulla famiglia umana.
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio,
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