Page 20 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Insomma, abbiamo un’interessante e attuale spiritualità da vivere e da proporre agli altri, ma spesso,
per il fatto di non conoscerla a fondo, finiamo per non apprezzarla quanto merita. E questo è il risultato
della mancanza di interesse nell’approfondimento, o dell'incapacità nostra nel trasmetterla in modo
avvincente ed attrattivo. In fin dei conti, pur avendo un buon nutrimento spirituale a portata di mano,
senza avvalersene, può succedere che qualcuno viva con la fame spirituale e la nostalgia dell’Infinito.
In conseguenza ci si rivolge a diverse compensazioni che sono come le “cisterne screpolate che non
contengono acqua” (Ger 2,13); o si ricerca qualche boccata di spiritualità altrove, seguendo la logica
di chi pensa che l’erba del vicino è sempre più verde.
“Decalogo marelliano” per risorgere e ripartire
In queste settimane i governi e le istituzioni internazionali elaborano diversi piani di ricostruzione
economica e sociale da mettere in atto dopo la pandemia del coronavirus. San Giuseppe Marello,
invece, a 125 dalla scomparsa, offre accattivanti orientamenti e ispirazioni nel proseguimento della
ripresa spirituale. Il percorso marelliano, fatto della rilettura di 10 ben note espressioni, mostra
l’attualità del suo insegnamento nell’odierno contesto storico e, soprattutto, ci sprona ad adottare un
preciso stile di vita.
1.Nunc coepi [adesso comincio, la svolta]. Crediamo in un Dio di seconde possibilità e di nuovi inizi,
pertanto mai è troppo tardi per dare una svolta alla vita. Abramo intraprende il viaggio nella vecchiaia
(Gen 12,1-6), Mosè si avvicina al roveto ardente in età avanzata (Es 3, 1-6) e sant’Agostino dopo il
lungo e travagliato cammino di ricerca, nel cominciare daccapo, esclama: “Tardi ti ho amato, bellezza
tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti
cercavo”. E aggiunge: “Ci hai fatti per, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. D’altra
parte, se è vero che non è mai troppo tardi per riprende il volo, è altrettanto vero che il nostro Santo
raccomanda di farlo “nunc”, vuol dire, adesso, a partire da questo momento, perché il domani non
arriva mai.
Un giornalista ha chiesto a Madre Teresa di Calcutta cosa si doveva cambiare nella chiesa e lei ha
risposto: “IO e TE”. Pertanto, fatta la critica costruttiva, non rimanere lì seduto a brontolare e
lamentarti di tutto e di tutti, ma ricomincia la riforma dal mettere in ordine la tua vita.
Certo, ci vuole la speranza per cominciare daccapo, e questa non si fonda sulle nostre capacità umane
ma sul potere di Dio, per il quale tutto è possibile. La potenza di Dio si manifesta in un modo del tutto
singolare nella domenica della Risurrezione di Cristo: “ … quando tutto sembrava finito … era
proprio il momento in cui tutto cominciava!!!”. Alleluia!!!
2. Solleviamoci un po’ all’altezza dei grandi modelli. Per sollevarsi e cominciare daccapo è
indispensabile un tocco della grazia di Dio, perché “è Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare
secondo i suoi benevoli disegni” (Fil 2,13). Imprescindibile è anche l’umiltà e sincerità che aiutano
a riconoscere di non essere all’altezza della vocazione e di essere bisognosi di un cambio di rotta. In
realtà, la storia dei personaggi biblici e dei santi lungo i secoli è radicata nella disponibilità a cambiare,
a partire, a lasciare, a mettersi in cammino come risposta alla chiamata di Dio.
Il verbo “alzarsi”, sinonimo di “sollevarsi”, richiama il movimento, è legato a una proiezione verso
l’alto ed è ricorrente nella Sacra Scrittura, in diversi contesti, sempre con significato positivo: alzarsi
in piedi, rialzarsi dopo la caduta, alzare gli occhi nella preghiera... È una chiamata a lasciare la
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