Page 22 - Le Riflesione su San Giuseppe
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6. Il tempo [la gestione del tempo] Il tempo a disposizione è uno dei talenti più sprecati quando
                 manca  la  meta  e  l’autodisciplina,  cioè  la  capacità  di  organizzare  e  vivere  le  giornate  in  modo
                 responsabile, in vista proprio degli obiettivi da raggiungere. È sempre attuale e pertinente la domanda

                 formulata dal nostro Santo: “Che cosa fai delle tue 24 ore? (Lettera 26, 122). E costata amaramente:
                 “Quanto tempo perduto; quante preoccupazioni inutili; quanto amor proprio; quanto poco distacco
                 dalle cose che non sono Dio” (Lettera 124).


                 7. Age quod agis [fare attenzione, consapevolezza]. Significa: “Vivi nel momento presente”, “Fa'
                 bene quello che stai facendo, senza preoccuparti d’altro”, “Resta ancorato a ciò che accade qui e ora,
                 evitando che la mente si affatichi a rimpiangere il passato o a soffrire per l’incertezza del futuro”. In
                 altre parole: non divagare, non ti distrarre e non fare diverse cose insieme. Se preghi, prega; se studi,
                 studia; se mangi, mangia; se riposi, riposa e basta. [Evita il multitasking!]. Il ritmo di vita e il contesto
                 sociale insegnano l’opposto di questa semplice verità praticata dal nostro Fondatore. Continuiamo a
                 vivere distratti, mangiamo con la TV e il cellulare accesi e numerose conversazioni su WhatsApp in
                 corso; finiamo per essere last minute, angosciati e con la lingua in fuori. Purtroppo caschiamo spesso
                 in questa trappola.


                 8. Gli interessi di Gesù. Il riferimento di questa frase è in Fil 2,21: “Tutti in realtà cercano i propri
                 interessi, non quelli di Gesù Cristo”. A queste parole il nostro Fondatore dava molta importanza e

                 indicava in san Giuseppe l’uomo che nella sua missione «ha curato gli interessi di Gesù». Il nostro
                 Santo, quando scrive l' “Abbozzo di una compagnia di S. Giuseppe promotrice degli interessi di Gesù”
                 (Lettera 83, 275), è convinto che “ogni parola, ogni passo, ogni desiderio può essere la materia grezza
                 degli  interessi  di  Gesù”  (Lettera  83,  276)  e  alla  fine  raccomanda  con  insistenza:  “Intanto  noi
                 preghiamo e preghiamo. I tempi si fanno sempre più torbidi; gli interessi individuali e particolari
                 devono far luogo agli interessi generali della madre Chiesa” (Lettera 33, 149).

                 Per noi, oggi, gli «interessi di Gesù» sono quelli perseguiti per suo mandato dalla Chiesa: l’uomo, la
                 sua  vocazione  di  figlio  di  Dio  e  di  cittadino  del  mondo,  la  sua  dignità  inalienabile,  il  diritto
                 all’istruzione, alla casa e al lavoro. In altre parole, continuare a spargere la semente della Parola e
                 predicare la speranza e la solidarietà. Papa Francesco, nel discorso rivolto ai capitolari OSJ il 30

                 agosto 2019 ha espresso questo auspicio. “Servire Gesù nella Chiesa e nei fratelli, con particolare
                 attenzione ai giovani e ai più umili, possa sempre improntare la vostra vita e la vostra gioia”.


                 9.Oremus ad invicem … et simul oremus [preghiamo l’uno per l’altro … e preghiamo insieme]
                 Siamo chiamati ad essere gli uni per gli altri e il nostro amore per gli altri deve esprimersi non soltanto
                 per mezzo dell’agire ma anche per mezzo della preghiera. È fondamentale pregare insieme ed è
                 importante  pregare  l’uno  per  l’altro  e  gli  uni  per  gli  altri.  La  preghiera  fatta  insieme  crea  una
                 comunione e la preghiera di intercessione si fa carico dell’altro e mostra che abbiamo realmente cura
                 dei nostri fratelli e vicini e desideriamo che vivano secondo la volontà di Dio. Don Giuseppe Marello
                 scrive a uno dei suoi amici: “Intanto noi preghiamo e preghiamo. I tempi si fanno sempre più torbidi
                 e grossi” (Lett. 33). E conclude la lettera con una raccomandazione: “oremus sine intermissione ad
                 invicem”,  cioè,  “preghiamo  incessantemente  l’uno  per  l’altro”  (Gc  5,16).  Questa  espressione  è
                 ricorrente nella conclusione delle sue lettere.





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