Page 125 - Le Riflesione su San Giuseppe
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solennità dell'Immacolata Concezione del 1870, il Papa Pio IX, che aveva definito nel 1854 il grande
                 dogma  dell'Immacolata  Concezione  della  Beata  Vergine  Maria,  promulgò  l’enciclica
                 “Quemadmodum Deus”, proclamando San Giuseppe "Patrono e Protettore della Chiesa universale"
                 e affermando: "Come un tempo Giuseppe custodì con ogni premura la Santa Famiglia di Nazaret,
                 così ora Egli protegge e difende la santa Chiesa di Dio con il suo celeste patrocinio".


                 Meno di 20 anni più tardi, Papa Leone XIII scrisse a sua volta la splendida enciclica “Quamquam
                 pluries”, “sulla devozione a San Giuseppe". L'enciclica termina con la notissima preghiera: "O Te, o
                 Beato Giuseppe…”, in cui si dice: “O Padre amantissimo, allontana da noi la peste di errori e di vizi
                 che ammorba il mondo. Assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro
                 fortissimo protettore. E come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così
                 ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle insidie dei nemici e da ogni avversità; e copri ciascuno di noi
                 con  il  tuo  continuo  patrocinio,  affinché  con  il  tuo  esempio  e  con  il  tuo  soccorso  possiamo

                 virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo”.
                 Spinto dal grande desiderio di promuovere la devozione al nostro grande patriarca, Papa Leone XIII

                 continuò  a  rivolgere  ai  Vescovi  altri  documenti,  incitandoli  a  farsi  anch’essi  promotori  della
                 devozione a san Giuseppe in mezzo al popolo cristiano, con espressioni piene di amore: “Per meglio
                 rendere Dio più favorevole alle preghiere, e perché Egli, da più intercessori supplicato, porga più
                 pronto e largo soccorso alla sua Chiesa, riteniamo sommamente convenevole che il popolo cristiano
                 si accostumi a pregare con singolare devozione e animo fiducioso, insieme alla Vergine Madre di
                 Dio, il suo castissimo Sposo San Giuseppe; ciò che sicuramente deve tornare accetto e caro alla stessa
                 Vergine. […] Abbiamo visto il culto di San Giuseppe, gradatamente promosso ed esteso ovunque per
                 lo zelo dei Romani Pontefici anche nelle età anteriori, in questi ultimi tempi spandersi con indubbio
                 incremento, in special modo dal momento in cui Pio IX, Nostro antecessore di felice memoria, dietro
                 preghiera  di  moltissimi  Vescovi,  dichiarò  il  Santo  Patriarca  Patrono  della  Chiesa  cattolica.
                 Nondimeno,  poiché  è  molto  importante  che  il  Suo  culto  metta  profonde  radici  nelle  istituzioni
                 cattoliche e nei costumi, vogliamo che il popolo riceva in questo un nuovo impulso dalla Nostra voce
                 e autorità”.
                 La grande dignità e i privilegi di San Giuseppe derivano dal suo ruolo di Sposo di Maria, la cui dignità

                 è talmente alta che nessuna creatura può superarla, e dal suo ruolo di padre legale di Gesù. Non “padre
                 adottivo”, come molti erroneamente attestano e insegnano, perché il termine ‘adottivo’ è insufficiente
                 ad esprimere il ruolo che Giuseppe ebbe nella vita del nostro Redentore; ma come “padre legale”
                 Giuseppe ha il pieno diritto di rivendicare Gesù come suo figlio, pur senza esserne il padre naturale.
                 Leone XIII così continua nella stessa enciclica:


                        “Ora, da questa doppia dignità scaturiscono naturalmente quei doveri che la natura prescrive
                 ai padri di famiglia; per cui Giuseppe fu ad un tempo legittimo e naturale custode, capo e difensore
                 della divina Famiglia. E questi compiti e uffici egli infatti esercitò finché ebbe vita. S’impegnò a
                 tutelare con sommo amore e quotidiana vigilanza la sua consorte e la divina prole; procurò loro ogni
                 giorno con le sue fatiche il necessario alla vita; allontanò da loro le minacce dell’odio di un re,
                 portandoli  al  sicuro  altrove;  nei  disagi  dei  viaggi  e  nelle  difficoltà  dell’esilio  fu  compagno
                 inseparabile, aiuto e conforto alla Vergine e a Gesù. Ora la casa divina, che Giuseppe governava con
                 patria potestà, era la culla della Chiesa nascente. La Vergine santissima, in quanto madre di Gesù
                 Cristo, è anche madre di tutti i cristiani, da lei generati in mezzo alle atrocissime pene del Redentore
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