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DIMENSIONE GIUSEPPINA DEGLI OBLATI DI SAN GIUSEPPE
P. Tarcisio Stramare, OSJ
Il tema “Dimensione giuseppina degli Oblati di san Giuseppe” è più vasto e complesso di
quanto a prima vista possa sembrare. Si tratta di definire anzitutto che cosa è la “dimensione
giuseppina” e poi di vedere come la vivono gli Oblati di san Giuseppe.
“Dimensione” indica sia l’estensione (grandezza, formato, misura, volume) di un oggetto o
fenomeno, sia, in senso figurato, applicata ad un fatto, l’incidenza di una sua nota caratteristica.
Ciò che appare a prima vista è l’estensione, visibile, nel nostro specifico di san Giuseppe, nel
“fattoreligioso”, che come tale, può essere quantificato. Ne ho trattato nel libro Gesù lo chiamò padre,
il quale, essendo una “Rassegna storico-dottrinale su san Giuseppe” documenta, sulla base del
risultato delle ricerche finora condotte, l’origine, lo sviluppo, il significato e l’importanza del nostro
Santo nella vita di Cristo e della Chiesa. Questa documentazione è fondamentale per sfatare luoghi
comuni ribaditi alla nausea: che su san Giuseppe si sa poco o niente, che i Vangeli non ci riferiscono
di lui neppure una parola, che il suo culto comincia con santa Teresa, che è l’uomo del silenzio e via
…ripetendo. Se tutto questo fosse vero, dovremmo considerare un’impudenza l’affermazione decisa
con la quale Giovanni Paolo II inizia l’Esortazione apostolica Redemptoris custos: “Ispirandosi al
Vangelo, i Padri della Chiesa fin dai primi secoli hanno sottolineato che san Giuseppe…” (n.1).
Ciò significa che c’è modo e modo di leggere i Vangeli e che i Padri della Chiesa, proprio
commentando i Vangeli, non potevano evitare di considerare la figura e il ruolo di san Giuseppe. Sul
modo di leggere i Vangeli, in particolare i cosiddetti “Vangeli dell’infanzia”, mi sono espresso molto
chiaramente nel libro Vangelo dei misteri della vita nascosta di Gesù. Matteo e Luca I-II, edito da
Sardini. Sui Padri della Chiesa, inoltre, esiste una raccolta meravigliosa nei Cahiers de Joséphologie,
che parla da sé. Se poi consideriamo anche gli interventi del Magistero sulla figura e la missione di
san Giuseppe, avremo la conferma di quanto sia sprovveduta l’affermazione che “su san Giuseppe si
sa poco o niente”, a meno che ci si riferisca ai programmi delle nostre scuole di teologia.
Per rimanere nel campo del Magistero, sarà bene ricordare che la Chiesa ha definito san
Giuseppe come suo Patrono universale e che, nella Redemptoris custos, esortazione rivolta a tutta la
Chiesa, san Giuseppe è considerato e presentato addirittura come paradigma della sua identità, che
è “il suo umile, maturo modo di servire e di ‘partecipare’ all’economia della salvezza” (nn.1 e 30).
Se passiamo ora al secondo significato del termine “dimensione”, che riguarda l’incidenza di
una caratteristica in un determinato “fatto”, nel caso specifico la Congregazione degli Oblati di san
Giuseppe, questo stesso nome, che ci distingue dalle altre istituzioni nella Chiesa, dice quanto esso ci
caratterizzi. La Chiesa, da parte sua, ci riconosce “giuseppini”, a partire dallo stesso nostro Fondatore,
il santo Giuseppe Marello, dal quale deriva il nostro codice genetico. In un documento ufficiale, come
è il Compendium vitae, virtutum ac miraculorum beati Iosephi Marello, presentato ufficialmente alle
autorità competenti in occasione della Canonizzazione dello stesso Beato, la sua “spiritualità” è così
descritta: “… In questa conversione occupa un posto di rilievo una figura, un modello, quello di S.
Giuseppe. La devozione verso il Custode del Redentore e lo Sposo della Vergine Santa fiorì nel cuore
del giovane Marello leggendo le opere di S. Francesco di Sales e si rassodò a Roma durante il Concilio
Ecumenico Vaticano I.
Da S. Giuseppe il Beato Marello apprese soprattutto la vita di unione con Dio. Il ministero
sacerdotale era per lui ministero di relazione intima col divin Verbo sul modello del servizio che S.
Giuseppe rese a Gesù. Nelle prime Regole della Congregazione degli Oblati di S. Giuseppe leggiamo
che S. Giuseppe fu il primo modello della vita religiosa, avendo avuto egli continuamente sotto gli
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