Page 112 - Le Riflesione su San Giuseppe
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4. La vita nascosta in Dio
                 San Giuseppe ci insegna che la vera grandezza consiste nel servire Dio e il prossimo. Egli appare
                 davanti a noi come il servo perfetto,  dimenticato di sé, desideroso solo della  gloria del suo padrone.
                 Ha ordinato la sua vita, lungo  delle linee che procurano nella gloria. Non voleva far brillare le sue
                 azioni agli occhi degli uomini. Il suo cuore ardeva di un amore sempre attento al minimo segno della
                 volontà di Dio. Così egli ci ricorda il primato della vita interiore e contemplativa. Egli ci dà la grande
                 lezione di subordinare tutte le nostre azioni alla vita interiore. Con la sua vita egli proclama che la
                 negazione di sé è indispensabile per essere davvero fecondo secondo il cuore di Dio. Il suo messaggio
                 è che l'essenziale non è apparire, ma essere, non avere un titolo, ma servire.

                 Per la  saggezza del mondo, ciò che si oppone ai diritti della persona è da rigettare. Tutto dovrebbe
                 servire l'individuo e i suoi presunti diritti. Il sogno di molti è  quello di farsi un nome, distinguersi, in
                 modo che il resto del genere umano si inchini davanti a loro. Purtroppo questa tentazione è in aumento
                 anche tra noi religiosi.

                 È bene ricordare che l'ultimo Capitolo Generale ha notato i sintomi di individualismo e di orgoglio
                 nella realtà della nostra Congregazione. Alcuni orientamenti pratici sono stati dati ai formatori per
                 aiutare i seminaristi a superare queste tendenze.

                 Conclusione
                 Nel presente contesto sociale del mondo, dobbiamo seriamente impegnarci a imparare dai bellissimi
                 esempi di San Giuseppe e a vivere fedelmente i valori che egli viveva. È una sfida che dobbiamo
                 accettare nella nostra vita come Oblati di San Giuseppe. La gente, soprattutto i giovani, vogliono
                 vedere noi come persone umili, obbedienti, raccolti in silenzio e nascosti nel mistero di Cristo, mentre
                 curiamo “gli interessi di Gesù”. Vogliono degli esempi convincenti, piuttosto che degli insegnanti
                 verbali, per essere guidati e ispirati da noi. Penso che nel 10 ° anniversario della canonizzazione del
                 nostro Fondatore San Giuseppe Marello, la Chiesa e il mondo lo chiedono da noi.


                 Concludo ricordando il grande desiderio della Chiesa e del nostro amato Fondatore espresso nelle
                 nostre  Costituzioni:  "Con  l’emissione  dei  voti  religiosi  si  diviene  membri  effettivi  della
                 Congregazione e si assume l’impegno responsabile e personale di tendere alla perfezione religiosa”
                 (Cost. Art. 7).


                 In  questo  modo  gli  Oblati  scelgono  "di  seguire  da  vicino  il  Divino  Maestro  coll’osservanza  dei
                 Consigli Evangelici" (lett. 95). Essi vivono "nascostamente e silenziosamente operosi, a imitazione
                 di san Giuseppe, che è grande modello di vita povera e umile" (lett. 95) e si dedicano al ministero
                 apostolico che è loro proprio.

                 "Essere nascosto in Cristo Gesù è la più grande gloria" - Bossuet














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