Page 95 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Radetsky a Custoza nel mese di luglio, da costringerlo alla fuga da Roma (24 novembre). Anche dopo
il suo ritorno da Gaeta (12 aprile 1850) con l’aiuto dei francesi Pio IX fu continuamente osteggiato
dal liberalismo anticlericale. Le Leggi Siccardi (1850), emanate nel Regno di Sardegna, ma poi estese
alle altre regioni italiane, provocarono deportazione di Vescovi, soppressione di collegiate e di ordini
religiosi, incameramento di beni ecclesiastici e incarceramento di sacerdoti. Contemporaneamente
non erano assenti le persecuzioni religiose sia nella Spagna che in Germania, Polonia e Russia.
Dal 1859 la tensione con la Casa Savoia aumentò, brigando questa per l’annessione della
Toscana, dei Ducati e delle Legazioni. Nel 1860 Cavour fece occupare le Romagne, le Marche e
l’Umbria, cosicché, dopo la sconfitta di Castelfidardo (18 settembre), al Papa rimase solo Roma con
il circostante Patrimonio di S. Pietro.
Massoneria e anticlericalismo ostacolavano qualsiasi tentativo di riconciliazione tra il
Governo italiano e la S. Sede, in particolare riguardo al provvedimento delle numerose diocesi
vacanti. Sono dell’autunno del 1867 gli episodi garibaldini che funestarono Roma. Infine, il 20
settembre 1870, attraverso la braccia di Porta Pia venne occupata Roma dalle truppe del Governo
italiano.
Gli errori in campo filosofico, religioso, morale e sociale, andavano di pari passo con i
turbamenti politici, come ne è prova la loro condanna, maturata dopo una decina di anni di riflessione,
con l’Enciclica Quanta cura e la celebre lista di ottanta preposizioni erronee, denominate Syllabus
(8 dicembre 1864). E facile immaginare la reazione che Pio IX ne ebbe da parte aversaria e le accuse
rivolte al Papa di essere contro la civilta e il progresso (cfr. Tarcisio Stramare, OSJ, San Giuseppe
nella Sacra Scrittura, nella Teologia e nel Culto, Ed. Piemme, Roma, 1983, p. 271).
UN PROTETTORE POTENTE
La Chiesa, esaltando ufficialmente la dignita e la santita di San Giuseppe, riconosce insieme
che la missione assegnatagli da Dio riguardo al corpo fisico di Gesu si estende anche al suo corpo
mistico e ne invoca, percio , il patrocinio. II sottotitolo della “Redemptoris cutos”- “La figura e la
missione di san Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa”- è una dichiarazione esplicita della
“perenne attualità” di San Giuseppe, la cui missione non è solamente storica, ossia limitata a una
prticolare tempo e spazio, come avviene per qualsiasi personaggio, ma ‘metastorica’, coinvolta cioè
nel mistero dell’incarnazione, ancorato sì a un particolare tempo e luogo in quanto storico, ma non
compresso nel suo angusto limite, perché partecipe della paternità dell’opera divina della
Redenzione, “che ha il suo fondamento nel mistero dell’incarnazione”(cfr. Redemptoris Custos ,1), e
si estende a tutta la pienezza del tempo, che è propria del mistero ineffabile dell’incarnazione del
Verbo”( cfr. Redemptoris Custos, 32). “Tutta la Chiesa, infatti, gia era la presso di lui, riassunta
come in germe, gia fecondo nell’umanita e nel sangue di Cristo Gesu ; tutta la Chiesa era la nella
verginale maternita di Maria Santissima madre di tutti i fedeli, che ai piedi della croce avrebbe
ereditato nel sangue del suo primo suo figlio Gesu . Cosi piccolo agli occhi, ma cosi grande allo
sguardo dello spirito, la Chiesa era gia la presso san Giuseppe, quando egli era nella santa Famiglia
il custode, il padre tutelare” (cfr. PIO XI, Allocuzione del 21 aprile 1926; Stramare, La via di san
Giuseppe, Ed. OCD, Roma, 2001, pp.92-93).
“Protettore lo vuole la Chiesa – afferma Paolo VI – per l’incrollabile fiducia che colui, al
quale Cristo volle affidata la protezione della sua fragile infanzia umana, vorrà continuare dal cielo
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