Page 172 - Le Riflesione su San Giuseppe
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Dice  il  Marello:  “Non  è  necessario  ricorrere  a  penitenze  straordinarie:  basta  praticare  la
                 penitenza ordinaria, che consiste nel soffrire giornalmente tutto quello che Dio dispone …”: e ciò
                 include anche i figli intorno alla tavola!


                        Nelle famiglie, ognuno ha il suo compito da svolgere, come la pulizia della casa, cucinare,
                 pagare i conti e interessarsi dei bisogni dei figli. Sono tutte opportunità di offrire il mio lavoro a Dio,
                 di fare il lavoro come piace a Gesù, a imitazione di San Giuseppe. Questi lavori, ben fatti, possono
                 santificarci. Come disse San Giuseppe Marello, “San Giuseppe non fece cose straordinarie; ma con
                 la pratica costante delle virtù ordinarie e comuni raggiunse quella santità che lo eleva al di sopra di
                 tutti gli altri santi”.

                        È la pratica quotidiana delle virtù piccole nella famiglia, che ci fa santi e ci prepara per il cielo.
                 Dobbiamo fare del nostro meglio per non perdere le opportunità di vivere una vita familiare ordinaria
                 in modo straordinario, per mezzo della bontà paziente e perseverante, con amore e dedizione alle
                 nostre famiglie.
                        Come  laici,  cosa  facciamo  per  mettere  insieme  questa  vita  di  profonda  preghiera  con  la
                 necessaria laboriosità, essendo straordinari nelle cose ordinarie? Nel terzo capitolo del suo libro, Brevi
                 Memorie,  P.  Cortona  scrive  che  il  Marello  fu  ispirato  da  San  Giuseppe  sul  modo  di  vivere  per
                 “acquistare il raccoglimento e far progresso nella virtù”. In un paragrafo molto bello, in cui  cita il
                 Fondatore, P. Cortona descrive San Giuseppe come il “santo del silenzio”. Mentre le scritture parlano
                 della vita e delle prove di San Giuseppe, l’unica parola che possiamo dire con certezza che uscì dalle
                 labbra di San Giuseppe fu “il nome adorabile di Gesù, che egli doveva imporre al Santo Bambino,
                 parola venuta dal cielo”. Fondato su questo, il Marello stabilì che il silenzio fosse regola per gli Oblati.
                 Dovevano osservare “il grande silenzio” dal tempo del vespro fino alla colazione, evitando di parlare.
                 Non  vi  sembra  che  sarebbe  una  bella  regola  anche  per  le  nostre  famiglie?  Come  mi  piacerebbe
                 imporre questa regola alle tre figlie che vivono ancora in casa! Ma parlando seriamente, un mezzo
                 per cui noi laici possiamo seguire più da vicino la spiritualità marelliana consiste con certezza nel
                 ridurre  il  rumore  nella  nostra  vita.  Padre  Cortona  dice  che  il  Marello  “compendiava  poi  i  suoi
                 insegnamenti di religiosa perfezione in queste massime: Siate Certosini in casa ed Apostoli fuori di
                 casa e Come San Giuseppe, viviamo ogni giorno secondo le disposizioni della Provvidenza, facendo

                 quanto Ella suggerirà”.
                        I  Certosini  vivono  una  vita  di  profondo  silenzio  interiore,  spendendo il  loro  tempo

                 completamente staccati dal mondo. Gli Apostoli, d’altra parte, propagavano la Parola di Dio nel
                 mondo, proclamando il Vangelo e vivendo la loro vita in servizio degli altri, particolarmente i più
                 bisognosi.  Come  laici,  noi  non  siamo  chiamati allo  stesso  “silenzio”  dei  professi  religiosi  delle
                 comunità oblate. Noi siamo chiamati a vivere nel mondo e a predicare allo loro maniera. Ma se siamo
                 chiamati a vivere una vita di santità, quando e dove coltiviamo la preghiera nelle nostre case? Quando
                 e come insegniamo ai nostri figli, con la parola e con l’esempio, come portare Gesù nel mondo,
                 servendo gli altri? È questa la nostra chiesa domestica, piccola chiesa, dove i figli incontreranno la
                 serenità e la testimonianza necessaria per ascoltare e seguire la loro vocazione.

                        Per dire la verità, non abbiamo parlato molto ai nostri figli della loro vocazione, almeno non

                 con l’interesse di aiutarli a discernere la chiamata di Dio, finché ci siamo incontrati con gli Oblati. A
                 frequentare la piccola cappella di Sant’Anna, ai piedi dei monti, c’erano poche famiglie con i loro

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